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Poste Spa, Csu: "Scelta fallimentare"

29 set 2016
Poste Spa, Csu: "Scelta fallimentare"
Riguardo alla situazione di Poste spa, le Federazioni Pubblico Impiego della CSU sono con questa a ribadire quanto hanno in ogni occasione espresso, e cioè l’inopportunità della scelta a mutare la forma giuridica del servizio postale: fin troppo facile era la previsione che la giustificazione a monte di tale scelta, e cioè l’implementazione di non meglio definiti servizi finanziari, si sarebbe rivelata inattuabile e fallimentare. Tutto ciò per una serie di motivi ben noti e che non stiamo qui a ripetere per l’ennesima volta.

Purtroppo la situazione economica del paese non è cambiata né lo sono le sue prospettive, motivo per il quale crediamo totalmente inutile avere una spa di proprietà totalmente statale. In tale situazione è infatti ovviamente lo Stato a continuare a ripianare il passivo della società, che, per l’anno 2015 ammonta a circa un milione di euro su sei scarsi di bilancio complessivo. Non siamo a conoscenza di tutte le operazioni di risparmio effettuate nel 2016 dalla nuova spa, anche se si tratta di voci di piccola entità, ma gli emolumenti per il mantenimento di un consiglio di amministrazione non vanno nella direzione del risparmio; in tal senso siamo a chiedere se corrisponde al vero che sia stato deliberato un aumento di questi nell’anno 2016.

Non è nostra intenzione creare polemiche sterili, ma anche la scelta di dotarsi di auto elettriche, probabilmente dettata dalla necessità di intervenire rispetto ad una situazione insostenibile di inquinamento, ha probabilmente un costo elevato in termini economici (costo iniziale dei mezzi) e organizzativi (dotazioni di stazioni di ricarica).

E’ ovvio che, in tale situazione di evidente impossibilità a realizzare le idee che starebbero a monte della scelta spa per realizzare un aumento di ricavi , l’unica possibilità di migliorarne il bilancio è rappresentato dalla riduzione dei costi relativi al personale; facciamo rilevare come non vi fosse la necessità di creare una spa per realizzare tale obbiettivo, in quanto recenti accordi fra organizzazioni sindacali e Governo impegnano le parti alla creazione di un nuovo regime economico normativo, costo del lavoro che è comunque diminuito dal momento che i rinnovi contrattuali per il settore pubblico non prevedono aumenti salariali da ormai otto anni.

Oltre a quanto sopra, giudichiamo la scelta di una società per azioni già per definizione un non-senso, se è vero infatti che le società per azioni sono costituite al fine di realizzare un profitto poi distribuito tra gli azionisti, perché dovrebbe lo Stato, che non può avere fini di profitto, costituire società che possiede nella loro totalità? Ma questa è solo una obiezione per così dire formale e come abbiamo visto ben lontana dalla nostra realtà, che come detto vede per l’anno 2015 un deficit di circa un milione di euro, deficit peraltro in riduzione come lo era nel 2014 con la forma giuridica di ente pubblico.

Non vorremmo poi si realizzasse, tramite questa spa, una modalità da mutuare per altre realtà della pubblica amministrazione, costituendo in questo modo un precedente molto pericoloso per quanto riguarda i rapporti di lavoro e le modalità di trattamento di dipendenti che, svolgendo lo stesso mestiere, si vedono inquadrati con condizioni di trattamento diverse, motivo per il quale reiteriamo la richiesta di fare un passo indietro rispetto a tale scelta. Tale istanza era già stata presentata con nostra nota del 18 Aprile 2016 a seguito di assemblea con i dipendenti del settore, nella quale, tra l'altro, si ribadiva la contraddittorietà di una situazione in cui dipendenti pubblici si trovano a svolgere la loro attività all'interno di una società di diritto privato.

Comunicato stampa
Le Federazioni Pubblico Impiego CSdL e CDLS

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