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'Arbeit macht frei' su officina, è polemica a Rimini

24 gen 2018
L'ingresso del campo di concentramento di Auschwitz
L'ingresso del campo di concentramento di Auschwitz
Alla fine è prevalso il buonsenso e il meccanico riminese ha rimosso la scritta "Arbeit macht frei (Il lavoro rende liberi)" dalla porta della propria officina. Dal Comune era giunto un forte richiamo perchè l'uomo intervenisse in questo senso: "Alessandro deve togliere quel cartello dalla sua officina, come atto consapevole di avere sbagliato nel non riflettere sulla responsabilità che ognuno ha nell'usare le parole".
Il meccanico aveva replicato alle proteste affermando che, essendo nato nel 1979, non ha la benché minima idea di cosa sia Auschwitz o lo sterminio di 6 milioni di ebrei.
L'Amministrazione comunale, che si appresta a commemorare il Giorno della Memoria il 27 gennaio, in una Rimini città medaglia d'oro per la Resistenza, "non può restare indifferente a certe parole stampate su un cartello all'ingresso di un'attività artigianale aperta al pubblico e quindi fotografate e riportate nero su bianco sulle pagine della stampa locale".
Insorge anche l'Anpi di Rimini, chiedendo "a gran voce che quella scritta sia rimossa". "Ci si chiede come sia possibile che una persona nata nel 1979 non abbia mai visto un film, una foto con didascalia, uno spunto sulla tragedia della Shoah" e che quella scritta "non gli sia mai stata associata alla tragedia". Ignoranza? "Un sempliciotto non avrebbe appeso nella sua attività un cartello con quella frase in tedesco", in quel gesto "oltre alla bugia leggiamo la provocazione". E "se tenere tra le mani un testo gli costasse troppa fatica, potrebbe andare su youtube e ascoltare una delle tante testimonianze dei sopravvissuti dei campi di concentramento".

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