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13 giugno 1946: abdica Umberto II, ultimo re d'Italia

13 giu 2017
13 giugno 1946: abdica Umberto II, ultimo re d'Italia
Passato alla storia come il Re di maggio, Umberto II scrive l’ultima pagina della monarchia italiana e dopo il referendum che vede trionfare la Repubblica, il 2 giugno 1946, lascerà per sempre l’Italia alla volta del Portogallo, per il lungo esilio a Cascais.
Cresciuto all’ombra del padre Vittorio Emanuele III, Umberto, trascorre gli Anni ’20 e ’30 tra i salotti dell’alta società di Torino, dove vive nel Palazzo Reale. A incorniciare una vita da favola arriva nel 1930 il matrimonio con Maria José del Belgio, suggellato poi in Vaticano da papa Pio XI.
Con la fine della guerra e il Referendum alle porte, Vittorio Emanuele III gioca l’ultima carta e abdica in favore di Umberto. «Io ritengo la monarchia costituzionale la più indicata a venire incontro a quelle esigenze equilibratrici necessarie per un vero e continuo progresso del popolo. Solo un’autorità al di sopra del potere esecutivo può pensare di evitare pericolosi slittamenti incanalandoli ad esaurirsi nel quadro del gioco parlamentare. La futura monarchia italiana deve necessariamente essere, e senza dubbio, sarà progressiva», sono le parole di Umberto II in piena campagna elettorale per il suffragio.
I risultati delle urne precipiteranno invece l’Italia sull’orlo della guerra civile: « Alle 18 del 10 giugno, il primo presidente della Corte di Cassazione, Pagano, dette lettura dei voti complessivi, che vedevano il successo della repubblica sulla monarchia con uno scarto di 2 milioni di voti. Ma aggiunse: la corte emetterà in un’altra adunanza il giudizio definitivo sulle contestazioni, le proteste e i reclami». Una postilla che lasciava in bilico oltre che i dati, anche l’Italia e che darà una giustificazione alla lunga esitazione di Umberto II a cedere la delega dei poteri al presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi. Il difficile equilibrio del Paese iniziava a vacillare, gli scontri a Napoli con morti e feriti poteranno il consiglio dei Ministri a rompere gli indugi e a conferire a De Gasperi le funzioni di Capo dello Stato, appellandosi a tutti i cittadini per mantenere l’unità nazionale. Una decisione drastica che Umberto II sceglierà di non contrastare, evitando di scatenare una guerra fratricida: «Poco dopo le 16 del 13 giugno, un aereo decollava da Ciampino, portando in esilio l’ultimo re d’Italia. La Repubblica italiana era nata».

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