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19 luglio 1992: la strage di via D'Amelio

19 lug 2018
19 luglio 1992: la strage di via D'Amelio
Un'esplosione, avvenuta qualche minuto alle 17, scuote Palermo. In via D'Amelio è un infermo di fiamme e morte. Salta in aria una una Fiat 126 rubata contenente circa 90 chilogrammi di esplosivo. Devastati i corti del giudice Paolo Borsellino, procuratore aggiunto della Repubblica di Palermo, e degli agenti della scorta Claudio Traina, Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli e Eddie Walter Cosina.

Pochi mesi dopo l'assassinio del collega Giovanni Falcone, un altro magistrato, simbolo della lotta alla mafia, è barbaramente ucciso davanti all'abitazione della madre. Tanti, troppi, i lati oscuri della vicenda. Su tutti la scomparsa dell'agenda rossa di Borsellino.

Numerosi i processi fra falsi pentiti, servitori infedeli dello Stato, condanne, prescrizioni e documenti spariti. C’è questo e tanto altro nelle motivazioni della sentenza della Corte d’assise di Caltanissetta sul processo Borsellino Quater nella quale si parla "di uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana". Nelle oltre 1.800 pagine depositate viene ripercorsa una delle più contorte vicende della storia contemporanea che, secondo i giudici, nasconderebbe un "disegno criminoso" realizzato in una convergenza di interessi tra Cosa nostra e altri centri di potere che non sopportavano il lavoro di Paolo Borsellino.

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