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50 anni di progressi nei diritti delle donne

8 mar 2004
50 anni di progressi nei diritti delle donne
Quasi 50 anni di progressi, di conquiste nei diritti e nelle forme di tutela per le donne della Repubblica. Il primo passo: l'accesso al voto. E' il 1958 e nasce il principio: la legge che allarga il suffragio alla donna. Sarà effettivo solo 6 anni dopo con le elezioni del 13 settembre 1964. E' il concreto esercizio di voto e un contributo essenziale all'affermazione del diritto venne dato dal comitato per l'emancipazione delle donne, sorto nel 1955 all'interno del Pdcs. 40 anni da allora, ma solo 30 da quel 1973, quando si pone un altro tassello nel raggiungimento della parità giuridica: il riconoscimento dell'elettorato passivo: alle donne la facoltà di accedere alle cariche politiche ed istituzionali. Eppure bisognerà attendere il 1981 per vedere una donna ricoprire la più alta carica dello Stato. Maria Lea Pedini è Capitano Reggente. Un clima di emancipazione che sembra maturo, eppure un processo che segna una forte battuta d'arresto, segnata dal referendum del 25 luglio del 1982:
si chiede di abrogare la consuetudine che faceva perdere alla donna la cittadinanza sammarinese in caso di matrimonio forense. Insieme alla cittadinanza la donna perdeva ogni diritto: dal lavoro fino alla quello alla eredità. Vince il conservatorismo, 57% i no; e fra quei no ci sono anche quelli delle donne.
Tre anni dopo il principio venne abolito, ma quella dell'82 rimane come una delle pagine più nere nel cammino verso il riconoscimento dei diritti femminili. Un'altra data, invece, passerà alla storia come tappa fondamentale del progresso civile e democratico della Repubblica: 19 settemnre 2000. 28 voti a favore e 21 contrari: viene accolta l'istanza d’arengo che chiede il riconoscimento della trasmissione della cittadinanza sammarinese per via materna. Un progresso per la democrazia una conquista per le donne perché voluta da loro, mossa dall'associazionismo. Il passo più recente porta la data del 29 settembre 2003: con la ratifica da parte di San Marino della convenzione delle nazioni unite sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna. Donne in politica, donne mamme, mamme che lavorano. Conquiste e tutele in Repubblica che suonano quasi come primato. Si parte dal 1961: con la legge per la tutele del lavoro la donne ottiene astensione obbligatoria dall'attività in caso di maternità; 150 giorni (tre mesi prima e due dopo) con una indennità economica del 100%. E' poi del 1988 la ratifica della convezione dell'organizzazione internazionale del lavoro sulla protezione della maternità. Un cammino di riconoscimento del diritto ad essere mamma e donna in carriera che arriva fino ai giorni nostri: nel 1994 la legge estende la possibilità di aspettativa post-partum ai 10 mesi dalla nascita del bimbo. Sono ancora una volta le donne a battersi per i propri diritti: oltre 350 firme di mamme sammarinesi: chiedono con una istanza d'arengo di estendere il periodo di part-time invece che fino al terzo, fino al sesto anno di età del figlio. L'istanza viene approvata dal Congresso di Stato nel settembre 2002. Un provvedimento ancora in attesa di adozione.

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