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Ancora schermaglie tra Consorzio Tabacchi e USOT

14 set 2005
Ancora schermaglie tra Consorzio Tabacchi e USOT
Nessuna schiarita nei rapporti tra il Consorzio Tabacchi e Usot, nonostante il deciso invito lanciato dal Governo di trovare un accordo. “Occorre fare sistema - ripete il Segretario di Stato all’industria -. Con il Consorzio - sottolinea Claudio Felici - si elimina la fornitura selvaggia, ma i tabaccai non devono prendere decisioni unilaterali. E se un accordo non si trova - conclude - allora deciderà il Governo“. I tabaccai oggi prendono un aggio dell’11%, una percentuale che in passato ognuno gestiva singolarmente. Lo scopo del Consorzio è anche quello di definire un'unica condizione di fornitura. Ma il dialogo ancora non si è aperto. Ivan Tabarini, presidente del Consorzio, precisa di avere chiesto un incontro all’Usot e di essere in attesa di risposta. 'I tabaccai - dichiara - vogliono raggiungere una intesa ad ogni costo e per questo, rispetto alla loro richiesta del 5,5% abbiamo ridotto le distanze a un solo mezzo punto, fermandoci al 5%. Se però - conclude Tabarini - non riusciremo ad accordarci allora sarà il Governo a fissare la percentuale'.
'La nostra richiesta - replica il Presidente dell’Usot Gianfranco Ugolini - era del 5 e mezzo più il servizio, perché finora il tabaccaio riforniva direttamente bar ed esercizi commerciali. Sono contrario - sottolinea - ad un gruppo di pochi che esercitano monopolio su monopolio. Se fin dalla costituzione del Consorzio si fossero coinvolti gli operatori del settore non si sarebbe arrivati a questo punto. Siamo partiti male, ripete Ugolini, e adesso ricucire è molto difficile'. Ma il Presidente dell’Usot si dice contrario soprattutto alla creazione di nicchie protette e a favore del libero mercato. E mentre in Repubblica si discute sui margini di guadagno dei tabacchi, da Rimini il Presidente della Federazione Tabaccai Giorgio Dobori dichiara lo stato di crisi di molti negozi del settore. Motivo? Troppo bassi i prezzi applicati a San Marino per non ripercuotersi anche sugli esercizi riminesi. Così la Fit sta pensando di chiedere gli stessi rimborsi fiscali previsti per le altre località italiane vicine alle zone di frontiera.

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