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Ancora tu? Ma non dovevamo vederci più?!

14 mar 2018
Lorenzo Savorelli
Lorenzo Savorelli
Intervista compiacente, oggi, da parte del già “Corrierone” a un nostro vecchio amico: lo sceriffo con il dito più veloce del West. Un dito rivolto alla stampa di cui curiosamente il quotidianone di Via Solferino non parla e neppure, avendone l'occasione, si informa. Si sa, la corporazione reagisce solo quando la toccano personalmente, quindi il dito – carico o scarico che sia - dipende contro quale giornalista lo si punta. Mica conta il gesto, che diamine. Questione di stile e di tradizioni.
Nel contesto della intervista di oggi, Savorelli continua nella sua ormai peraltro tramontata opera di accreditamento come attore protagonista della ennesima versione della sfida all'Ok Corral o di un Robin Hood cui almeno, abitando da sempre in una foresta come quella di Nottingham, non si può oggettivamente chiedere che conosca il basic della buona educazione. Almeno in questo, però, l'attore esordiente non faticherà a entrare nella parte.
Nella intervista sembrerebbe ci sia poco di nuovo, se non che a San Marino sono tutti parenti e questo è oggettivamente un fatto grave. Poco può scusare il fatto che si tratta di trentamila abitanti, che il nucleo originario esiste da millesettecento anni, che nessuno è perfetto, che da Caino e Abele in poi i fratelli non si scelgono, eccetera. Per il Nostro, la parentela è grave anche se curiosamente si astiene dal fare esempi concreti perché in questi casi, con i risultati acquisiti da una querela gestita da avvocati tosti, ci si sistema anche fino alla terza generazione. Il fatto è che senza esempi concreti, la parentela in una realtà piccola è un po' dura accreditarla, avendo il minimo buon senso, come opera di per sé delittuosa.
Il resto sembrerebbe, a nostro modesto avviso, la solita ribollita del tipo - tanto per restare nel cinema - "Io vi salverò" anzi "Io vi avrei salvato", senza Gregory Peck e senza Ingrid Bergman, ma anche senza neppure lasciare intravedere l'ombra di un senso, sia pure vago, di autocritica.
Il fatto che poi, con una operazione non difficile ma sicuramente complessa, si sia riusciti a mettersi contro, nello stesso contesto, persone e istituzioni che tendono a non sopportarsi l'un l'altro, cordialmente, e che solo sul medesimo trovano la rarissima occasione di condividerne un giudizio che oscilla giornalisticamente fra l'orrore e il ribrezzo, anche questa è cosa sicuramente curiosa.
Dal 1976 Lucio Battisti sussurra piano una domanda eterna. Almeno questa volta si sperava, in molti, che fosse un auspicio, ma non sempre gli auspici si avverano. Purtroppo.

cr

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