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Armi Gendarmeria e Guardia di Rocca: regole 'strutturate' con il decreto delegato

22 set 2019
Armi gendarmeria e guardia di rocca: regole 'strutturate' con il decreto delegato
Armi gendarmeria e guardia di rocca: regole 'strutturate' con il decreto delegato

In passato la materia era gestita seguendo delle procedure. Ora è stato stilato un regolamento strutturato. Il Congresso di Stato ha adottato il decreto delegato con le disposizioni per l'uso e la custodia delle armi in dotazione a Gendarmeria e Guardia di Rocca. Dai destinatari della normativa soddisfazione per un testo atteso, anche se alcune cose vanno ancora risolte. Il decreto divide l'armamento in tre tipologie, da quello individuale, quindi affidato al singolo militare, a quello di unità, cioè utilizzato in particolari servizi o in addestramento, fino all'armamento speciale, per chi ha una specifica abilità tecnica.

Normate, tra le altre cose, anche la responsabilità di chi maneggia le armi, l'addestramento e la tenuta delle rispettive armerie. Giudizio positivo per il comandante della gendarmeria Maurizio Faraone. “Una legge di riferimento aggiornata – afferma - era necessaria”. Tra gli armamenti speciali rientra il taser: la pistola a impulsi elettrici che, a San Marino, è in uso già dal 2014 in dotazione alle pattuglie. In Italia la scelta del taser ha provocato invece reazioni e dibattiti: una sperimentazione è partita nel 2018 in 12 città italiane e ora si attendono novità sulla sua introduzione.

La gendarmeria lo ha già utilizzato. Viene fatto, spiega Faraone, “solo in rare circostanze”, perché i gendarmi cercano sempre, prosegue, “di risolvere le situazioni di tensione con l'uso della parola”. Pistola elettrica come ultima scelta in caso di pericolo, quindi. Sul fronte della guardia di rocca, il nuovo decreto, per essere applicabile, dovrà essere armonizzato con il regolamento del corpo militare - quest'ultimo da aggiornare - come spiega il sergente maggiore Giancarlo Dall'Ara.


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