Era stata Repubblica Futura, mercoledì, a portare all'attenzione dell'Aula una Delibera del 25 aprile; esprimendo forti perplessità. Sanare le posizioni non aderenti all'attuale normativa in materia di associazionismo: questa la ratio dell'intervento dell'Esecutivo. Che dispone – a partire dal primo gennaio 2023 – la decadenza di ogni cooperazione con le realtà che non risultino iscritte alla Consulta, e il conseguente stop ai contributi. Ma non solo; a partire dalla stessa data si sollecita lo scioglimento delle associazioni che non si siano “regolarizzate”.
Il tema è molto sentito in Repubblica, vista la forte spinta solidaristica dei cittadini, e l'apporto garantito dal “terzo settore”, specie in ambito sanitario. Dove varie associazioni hanno scelto di non registrarsi; evidentemente non condividendo l'impostazione dell'attuale normativa. Severo il commento di Giovanni Giardi: tra le figure di riferimento, in Repubblica, dell'associazionismo e del volontariato. In un intervento sui social aveva definito infatti la delibera “inconcepibile e paradossale”.
“Preoccupazioni infondate”, ad avviso del Segretario Belluzzi. Insieme alle associazioni stiamo lavorando ad una riforma, assicura; sostenendo al contempo come vi siano situazioni “male interpretate”, e “alimentate ad arte” da alcuni. L'obiettivo è dunque un testo di ampio respiro, da approvare entro fine anno; e che contenga anche tutte le risposte alle problematiche da tempo segnalate dalle associazioni socio-sanitarie. In questo schema la delibera costituirebbe una sorta di finestra temporale, per la regolarizzazione.
“Non comporta alcun onere”, ricorda il Segretario di Stato; che sottolinea poi come la decisione sullo scioglimento spetti unicamente all'autorità giudiziaria. Tutti d'accordo sulla necessità di rivedere la normativa del 2016, afferma dal canto suo Giovanni Giardi; critiche tuttavia sul metodo, adottato dall'Esecutivo.
Nel servizio l'intervista a Giovanni Giardi