Nell’arco della vita, molte persone sperimentano momenti di forte ansia o preoccupazione, ma per alcuni la paura può assumere un’intensità improvvisa e travolgente, tanto da sembrare incontrollabile. Sudorazione improvvisa, cuore che batte all’impazzata, la sensazione di non riuscire a respirare o di stare per morire: chi ha vissuto un attacco di panico sa quanto possa essere spaventoso e quanto difficile sia distinguere quella paura estrema da un problema fisico. Un fenomeno che può colpire in modo inaspettato, lasciando chi lo vive con la sensazione di perdere il controllo del corpo o della mente.
Per comprendere meglio come si manifesta, da cosa può essere scatenato e quali strategie terapeutiche risultano più efficaci, abbiamo intervistato la professoressa Liliana Dell’Osso, specialista in Psichiatria, docente dell’Università di Pisa e presidente della Società Italiana di Psichiatria.
Professoressa, come si manifesta un attacco di panico e in cosa si differenzia dalla normale ansia o preoccupazione quotidiana?
La paura è la risposta emotiva a una minaccia imminente - reale o percepita - : ci mette in allerta attivando il sistema di allarme del cervello (innesca una cascata di eventi fisiologici, tra cui l'aumento della frequenza cardiaca, la respirazione più veloce…) e ci prepara ad affrontare o evitare situazioni rischiose (lotta o fuga). La paura è presente anche in molti animali e ha una funzione adattiva fondamentale per la sopravvivenza. L’ansia è, invece, il timore di una minaccia futura ed è più frequentemente associata alla ipervigilanza per fronteggiare un pericolo futuro e a comportamenti di evitamento.
L’attacco di panico è caratterizzato dalla comparsa improvvisa, a partire da uno stato di quiete oppure da uno stato ansioso, di almeno 4 di 13 sintomi:
- Palpitazioni, cardiopalmo o tachicardia;
- Sudorazione;
- Tremori;
- Sensazione di fiato corto o di fatica nel respirare;
- Sensazione di soffocamento;
- Dolore o fastidio al petto;
- Nausea o disturbi addominali;
- Sensazioni di vertigine, di instabilità, di "testa leggera" o di svenimento;
- Brividi o vampate di calore;
- Parestesie (sensazioni di formicolio);
- Derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (essere distaccati da se stessi);
- Paura di perdere il controllo o di "impazzire";
- Paura di morire;
Per una diagnosi di disturbo di panico sono richiesti:
- Attacchi di panico inaspettati;
- Che almeno uno degli attacchi sia stato seguito da un mese (o più) da almeno uno dei seguenti sintomi:
1. Ansia anticipatoria: la preoccupazione persistente per l'insorgere di altri attacchi o per le loro conseguenze (per esempio perdere il controllo, avere un attacco cardiaco, "impazzire") e/o
2. Condotte di evitamento: una significativa alterazione disadattiva del comportamento correlata agli attacchi (come comportamenti pianificati al fine di evitare di avere attacchi di panico, l'evitamento dell'esercizio fisico oppure di situazioni non familiari).
Quali sono le cause o i fattori che possono scatenare un attacco di panico? Esistono categorie di persone più predisposte?
Esistono attacchi di panico inattesi (a ciel sereno, senza una ragione, quando il soggetto si sta rilassando o notturni: il paziente si risveglia dal sonno in preda al panico) oppure attesi (in presenza di un evento scatenante, eventi stressanti interpersonali, sostanze da abuso o farmaci, malattie oppure morte in famiglia).
Tra i fattori temperamentali di rischio si annovera il disturbo dipendente di personalità e tra i fattori genetici vi è aumentato rischio di disturbo di panico tra i figli di genitori con disturbi d'ansia, disturbo depressivo e disturbo bipolare. Una storia di attacchi minori (in cui il numero di sintomi è inferiore a 4) può precedere attacchi di panico maggiori e l’esordio di un disturbo di panico.
Per quanto riguarda i fattori ambientali, la maggior parte degli individui riferisce la presenza di eventi stressanti nei mesi precedenti il loro primo attacco di panico (per es. vedi sopra). Tra il 10% e il 60% degli individui con disturbo di panico presenta una storia di traumi, in particolare quelli vissuti nell'infanzia sono associati a forme di panico più gravi. Anche l'iperprotezione genitoriale e un clima emotivo freddo sono fattori di rischio per il disturbo di panico. Inoltre, il fumo costituisce un ulteriore elemento predisponente sia agli attacchi di panico sia al disturbo di panico. L'età media di esordio è 35 anni. Un esiguo numero di casi inizia nell'infanzia (fobia scolare), mentre l'esordio dopo i 55 anni è insolito, sebbene possibile.
Quali terapie oggi si sono dimostrate più efficaci per affrontare i disturbi di panico? E quali sono le prospettive di guarigione?
Il disturbo di panico è una malattia di facile diagnosi, ma di difficile trattamento, non certo per l'indisponibilità di farmaci rapidamente efficaci (in grado di determinare la scomparsa totale degli attacchi di panico), ma per la difficoltà di convincere il paziente a seguire la terapia a causa di marcata fobia per i farmaci, che rappresenta un sintomo del disturbo stesso. Ci vogliono più tempo e dosi più alte per la riduzione della cosiddetta ansia anticipatoria e delle condotte di evitamento.
Il trattamento farmacologico si basa sugli antidepressivi serotoninergici che non risultano essere di pari efficacia tra loro. In particolare alcuni di prima scelta sono rapidamente efficaci alla dose di attacco ma se sospesi bruscamente possono dare sintomi da sospensione, ma in genere si tratta di una riacutizzazione del disturbo di panico (il cosiddetto effetto rebound), il quale tende a risolversi rapidamente. Tale effetto non si osserva con la maggior parte degli antidepressivi, che possono essere sospesi da un giorno all’altro anche in caso di dosi prossime a quelle massime.
Superata la fase acuta del disturbo di panico, si inizia a ridurre progressivamente la posologia del farmaco monitorando il quadro. Ci sono dei pazienti che hanno bisogno di una dose di mantenimento (anche particolarmente bassa) perché il disturbo non si riacutizzi: in questi casi, l’associazione con la psicoterapia cognitivo-comportamentale riduce il rischio di una ripresa della sintomatologia durante la riduzione della farmacoterapia. Nella maggior parte degli studi clinici, l’associazione tra farmacoterapia e psicoterapia ha un’efficacia superiore a ciascuno dei due trattamenti presi singolarmente.
Se il disturbo non è trattato, il decorso usuale è cronico, con oscillazioni sintomatologiche. Alcuni individui tuttavia possono avere crisi episodiche con lunghi intervalli di remissione. Quando gli attacchi di panico si verificano per effetto di farmaci(ormone tiroideo) o sostanze di abuso oppure nel contesto di qualsiasi disturbo mentale (come disturbi d'ansia, disturbi depressivi, disturbi bipolari, disturbi dell'alimentazione, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi di personalità, disturbi psicotici, disturbi da uso di sostanze), o di alcune condizioni mediche (ad esempio cardiache, respiratorie, endocrine, vestibolari, gastrointestinali) non si pone diagnosi di disturbo di panico e la terapia deve essere mirata al disturbo primario.
Cosa fare concretamente durante un attacco di panico e quale consiglio darebbe a chi teme di poterne avere?
Un attacco di panico non è pericoloso, ma può sembrare spaventoso. Con le giuste strategie e supporto, è possibile per il paziente riprendere il controllo sia del corpo che della mente. In genere, un attacco di panico dura tra i 5 e i 20 minuti. I sintomi raggiungono rapidamente il picco di intensità entro 10-20 minuti, poi iniziano spontaneamente a risolversi. Poiché i sintomi sono intensi il paziente spesso si reca al Pronto Soccorso, nel timore di avere un ictus, un infarto o di impazzire. Spesso assume un ansiolitico. Trattandosi di soggetti ipersensibili alla rassicurazione, il compito di chi gli sta vicino è proprio solo quello di rassicurarli semplicemente con la propria presenza.
A una persona che teme di avere un attacco di panico si consiglia di:
- informarsi sul disturbo (psicoeducazione);
- tenere un diario dei momenti critici per riconoscere pattern o cause;
- rivolgersi a un professionista, come uno psicologo o uno psichiatra: con psicoterapia (es. CBT) e farmaci, il disturbo di panico è curabile in modo molto efficace.