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Caso Savoia: nelle intercettazioni il nome del Credito Sammarinese

24 giu 2006
Caso Savoia: nelle intercettazioni il nome del Credito Sammarinese
L’affare San Marino, com’è stato denominato dalla Procura di Potenza, occupa un intero capitolo dell’ordinanza firmata dal Gip Iannuzzi. Le intercettazioni telefoniche hanno per protagonisti Gian Nicolino Narducci, Pier Luigi Vitalini, ossia i due collaboratori di Vittorio Emanuele, e l’uomo d’affari lombardo Carlo Arrighini, già segnalato nel 2003 all’autorità giudiziaria italiana. L’operazione, stando ai testi delle intercettazioni, riguarderebbe l’apertura di uno o più conti correnti al Credito Sammarinese, dove depositare consistenti somme di denaro. I tre, assieme a Mario Amati, consigliere dell’istituto di credito, risulterebbero indagati per concorso in riciclaggio. “Lasciare un certo fondo in Banca, creare un conto corrente, no?”, avrebbe chiesto Vitalini a Narducci il 20 gennaio 2005. “A San Marino si può fare questa cosa qua?”. “Ma certo, non vedo proprio perché no”, è la risposta di Narducci. “Loro – riprende Vitalini – hanno circa quattro, cinque miliardi all’anno di nero”. Il giorno dopo, 21 gennaio, Narducci e Vitalini pare abbiano fissato l’appuntamento: “E’ per giovedì 27. Chi vi aspetta è l’avvocato Mario Amati”, dice Vitalini, “che è il figlio dell’ambasciatore, quello lì”, specifica. “Lui è più adatto, visto che è anche avvocato e fa anche queste cose”, aggiunge. Lo stesso giorno, Narducci parla con Arrighini e gli prospetta il problema: “L’unico problema che c’è – si legge – e che Vitalini l’ha smorzato… si chiama riciclaggio”. E il 25 febbraio 2005 pare che l’operazione sia andata in porto. “Ti volevo solamente dire – ed è Narducci che parla con Vitalini – è già nato il rapporto con Carlo Arrighini e San Marino, eh. Ha già aperto i conti”.
E’ di ieri la nota con cui il Credito Sammarinese ha voluto precisare che la Banca “ha sempre operato in maniera professionale e con scrupolosa osservanza delle leggi e dei regolamenti vigenti”. Il Credito Sammarinese, nel puntualizzare che il consigliere Mario Amati non è stato interrogato da nessuna autorità italiana, e che non ha ricevuto alcuna comunicazione da parte di autorità sammarinesi o italiane, riconferma la “massima disponibilità a rapportarsi nelle sedi più opportune con le autorità competenti sammarinesi”.

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