Crisi Corea, Usa: "pronti a colpire". Il Giappone schiera missili intercettori

La tensione è ormai ai massimi livelli e per alcuni si è vicini al punto di non ritorno. Dopo che la Corea del Nord ha minacciato di colpire l'avamposto militare americano di Guam, nel mar delle Filippine, è stato un continuo avvicendarsi di dichiarazioni, prese di posizione e tweet da parte delle varie potenze in gioco. In prima posizione, i diretti interessati: gli Stati Uniti d'America. Il presidente Donald Trump, tramite Twitter, si è detto “pronto a colpire” in caso di azioni da parte di Pyongyang. Nelle stesse ore, non ha escluso un intervento preventivo.

Il Paese guidato da Kim Jong-un, secondo gli annunci, sta mettendo a punto un piano d'attacco con 4 missili a raggio intermedio. Per contrastarli, il Giappone sta schierando missili intercettori nella parte occidentale dello Stato. Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha parlato di “rischi alti” che la situazione degeneri e ha esortato gli Usa a fare un passo indietro, in quanto potenza più forte tra le due.

Una delle strategie promosse dalla Cina – che si è anticipata neutrale – e dalla Russia è il “doppio congelamento”: Kim Jong-un dovrà fermare test nucleari e lanci di missili e gli Stati Uniti e la Corea del Sud dovranno congelare le esercitazioni militari su larga scala. Nel frattempo, Washington sta lavorando a una soluzione diplomatica. Dall'Europa, interviene la cancelliera tedesca, Angela Merkel, secondo cui la risposta alla crisi non è quella militare.

Mauro Torresi

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