Cinque anni fa la strage nella scuola di Beslan

Il tre settembre di cinque anni fa scattava il blitz delle forze speciali russe alla scuola Numero Uno di Beslan, in Ossezia del Nord. Nell’istituto oltre 1200 persone erano ostaggio da tre giorni del commando ceceno-inguscio agli ordini del generale Basaiev.
Mosca usò il pugno di ferro contro gli indipendentisti giocando ancora una volta la carta della violenza per mantenere il controllo sul Caucaso, regione strategica per l’accesso al petrolio e al gas del Mar Caspio. A Beslan morirono oltre 300 persone, di cui gran parte bambini. Una strage consumata nel silenzio della Comunità Internazionale.
L’allora presidente russo Vadimir Putin sbarro’ la strada a qualsiasi ipotesi di trattativa con i terroristi, rispondendo con un blitz delle teste di cuoio su cui restano pesanti interrogativi. Secondo i parenti delle vittime e i testimoni, il blitz avrebbe provocato la morte di quasi un quarto degli ostaggi. Il quotidiano indipendente Novaia Gazeta punta ora il dito anche contro il ministero dell’interno nord osseto che non sarebbe intervenuto nonostante alcune segnalazioni che indicavano con precisione l’obiettivo del commando.
Per ricordare le vittime oggi a Beslan sono volati in cielo 333 palloncini bianchi, ultimo atto delle commemorazioni iniziate martedi’ alle 9.30, ora in cui scattò l’assalto terroristico. Nessuna autorità russa ha preso parte alle celebrazioni.

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