Coldiretti, allarme 'agromafie': in un anno 22 miliardi di affari, tra campi da coltivare e ristoranti

Ormai è risaputo: le organizzazioni mafiose si reinventano. In quale settore non importa, basta che ci siano affari. Quello del cibo non fa eccezione. In un anno, in Italia, la criminalità organizzata impegnata in agricoltura e nella ristorazione ha registrato un +30% di incassi, pari a 21,8 miliardi di euro. La denuncia è contenuta in un rapporto elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell'agricoltura e sul sistema agroalimentare.

I luoghi più tradizionali dove le mafie sono infiltrate sono i ristoranti. Si stima che nel fenomeno siano coinvolti oltre 5mila locali, soprattutto a Roma, Milano e nelle grandi città. In certi casi, le mafie possiedono intere catene di ristoranti.

Nei campi la criminalità organizzata può dettare legge, tra caporali, condizionamento dei prezzi dei raccolti e controllo di catene di supermercati. A tutto questo vanno aggiunti furti di trattori, bestiame, rame e altri fatti che potrebbero condannare un'azienda agricola al fallimento.

La Coldiretti attacca poi sul fronte della distribuzione. I fruttivendoli italiani, spiega, sono stati quasi completamente sostituiti da esercenti stranieri che controllano, così, gran parte delle rivendite. “Sulle agromafie non si può abbassare la guardia”, ha dichiarato il ministro dell'Agricoltura, Maurizio Martina, parlando di 370mila controlli eseguiti in tre anni.

Mauro Torresi

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