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Crisi commercio: crollo attività a Rimini, quadro stazionario a San Marino

In riviera bene il settore della ristorazione mentre in Repubblica, afferma il presidente USOT Rossano Ercolani, il quadro tende al ribasso. Nel commercio ultimi dati parlano di crescita, afferma Marina Urbinati di USC, ma "vanno analizzati".

di Giacomo Barducci
28 feb 2023
Nel video Gianni Indino
Nel video Gianni Indino

Sono dati allarmanti quelli presentati dall'analisi di Confcommercio Rimini. Dal 2012 ad oggi le attività in riviera diminuiscono del 14% nelle zone centrali della città, passando da 811 a 697, e del 12% nelle aree più periferiche: 1.309 dieci anni fa, 1.143 nel 2012. Tra i settori che hanno risentito maggiormente delle crisi gli esercizi commerciali di prodotti specializzati: abbigliamento, calzature, cosmetici, prodotti non alimentari, con una diminuzione del 25%.

Pesante anche il calo dei negozi di articoli culturali e ricreativi: nelle zone esterne di Rimini passano da 106 a 67. Uno dei pochi commerci al dettaglio con segno positivo è quello delle farmacie, 13 in più negli ultimi dieci anni. Bene il settore della ristorazione. Rispetto al 2019, ultimo anno pre-covid, i ristoranti crescono del 13,8% passando da 181 a 206.

Differente la situazione a San Marino. Nel settore commercio, evidenzia la presidente di USC Marina Urbinati, gli ultimi dati parlano di crescita, ma vanno analizzati. “Non abbiamo ancora numeri precisi su quali siano i settori con segno più – spiega Marina Urbinati – la mia paura è che le nuove aperture non siano generalizzate ma solo in determinati settori”. "Sul turismo – aggiunge - abbiamo molte saracinesche chiuse e il problema più grande è la mancanza di un cambio generazionale”.

Il Segretario all'Industria Fabio Righi evidenzia il trend di crescita nel settore ma, dice, “non bisogna abbassare la guardia”. “Molto importante – aggiunge – creare sviluppo”.

In controtendenza rispetto Rimini il settore alberghiero e della ristorazione. “Quello sammarinese è un quadro stazionario tendente al ribasso – afferma Rossano Ercolani, presidente USOT – con illustre chiusure negli ultimi mesi”. Tra le cause, spiega, l'esplosione dei costi che ha ridotto la marginalità di guadagno per le attività e la mancanza di personale qualificato: “È fondamentale – rimarca - che la formazione torni alla base di tutto”.





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