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Depressione, l’esperto: ecco perché è importante diagnosticarla tempestivamente

23 gen 2021
Enrico Zanalda
Enrico Zanalda

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la depressione è tra le prime cause di disabilità a livello mondiale. Una malattia spesso sommersa, che impedisce la presa di coscienza di chi soffre e dei suoi famigliari, ritardando le terapie. Si stima che nell’arco della vita una persona su 4 viene colpita da disturbi mentali, dati che tenderanno ad aumentare anche a causa della pandemia.

Benedetta de Mattei ha intervistato Enrico Zanalda - Presidente della Società Italiana di Psichiatria e Direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’ASL TO3 per capire come riconoscere il disturbo depressivo e combatterlo tempestivamente.


COS’È LA DEPRESSIONE
Nel nostro Paese oltre 3 milioni di persone, di cui un terzo donne, soffrono di depressione.

La depressione è la sensazione di umore depresso, di tristezza, che si può verificare in tutti quelli che hanno subito una perdita affettiva, un lutto o un evento stressante, è un sentimento generalmente abbastanza comprensibile e quando rimane entro certi limiti non è patologico. Esistono però diverse forme depressive, ognuna con le sue caratteristiche, e la “depressione maggiore” è la più frequente, con oltre un milione di casi.

QUALI SONO LE PRINCIPALI CAUSE
La causa esatta della depressione non è chiara, ma vi sono una serie di fattori che possono favorirne l’insorgenza, come ad esempio: una predisposizione familiare, eventi esterni stressanti, alcuni disturbi fisici, squilibri ormonali o effetti collaterali di alcuni farmaci.
Mentre nel disturbo di adattamento con umore depresso influiscono principalmente i fattori esterni, per quanto riguarda la depressione maggiore i fattori di rischio sono soprattutto ereditari: infatti persone che hanno familiarità con episodi depressivi più facilmente possono andare incontro ad episodi di depressione maggiore.

PERCHÈ È IMPORTANTE RICONOSCERLA TEMPESTIVAMENTE
È importante riconoscerla tempestivamente per la sofferenza che provoca nel soggetto, per evitare che diventi più profonda e più impattante sulla vita della persona che la subisce.
Io credo che quando diventa rilevante sul funzionamento sociale del soggetto è bene intervenire subito poichè i farmaci ci mettono minimo due settimane a dare una risposta significativa ma per capire se funzionano bisogna aspettare almeno un mese. Dunque prima si interviene e meglio è per la persona stessa.

SINTOMI
Al contrario di quanto si potrebbe pensare, la depressione non colpisce solo la sfera emotiva e l'umore del paziente, ma anche il corpo, manifestandosi con sintomi fisici.
I sintomi emotivi principali
sono: angoscia e tristezza, mancanza di speranza nel futuro, incapacità di chiedere aiuto, senso di colpa, diminuzione di interesse e piacere per le cose, pensieri anti conservativi (che possono rimanere a livello di pensiero ma tramutarsi anche in tentativi di suicidio).
Tra i sintomi fisici vi sono invece: insonnia (soprattutto da risveglio precoce, caratteristica del disturbo depressivo), perdita o aumento di peso, affaticamento e mancanza di energia, incapacità di concentrazione.
Se questo corollario di sintomi rimane stabile per un certo periodo di tempo, considerato in maniera convenzionale di 2 settimane, e impedisce alla persona le sue normali attività lavorative, di studio o occupazionali allora assurge a carattere di depressione maggiore.
Il rischio di suicidio va sempre considerato e indagato dallo specialista e se presente in maniera importante la persona viene ricoverata. Tendenzialmente nel 90% dei casi la depressione si tratta ambulatoriamente, solo in quel 10% dei casi in cui il rischio di suicidio è elevato o il soggetto è in una situazione di isolamento, in cui a casa da solo non si curerebbe (per mancanza di fiducia nel trattamento, perché non pensa di poter guarire e tende a lasciarsi andare) si decide il ricovero.

LA DEPRESSIONE INFLUISCE SULLA SALUTE FISICA
Ci sono tre livelli su cui la depressione può influire sulla salute fisica generale della persona
1. Minore attenzione al proprio fisico (quindi minore attenzione a seguire le prescrizioni mediche, come nel caso di un paziente diabetico, iperteso o con una patologia cronica) poiché la persona depressa non ha la capacità di pensare e tende a lasciarsi andare.
2. Aumento dei comportamenti svantaggiosi come alcol, fumo o mancanza di attività fisica. Alcune persone depresse aumentano ad esempio il tabagismo per un senso consolatorio, alcuni pazienti perdono l’appetito ed altri mangiano molto di più (soprattutto dolci), per una ricerca affettiva. C’è poi chi aumenta il consumo di alcol per l’immediato effetto euforizzante, che tira su pur svanendo dopo poco.
3. Sregolazione vera e propria da un punto di vista biologico sul sistema immunitario che può influire sulla salute fisica generale della persona depressa. La depressione può infatti influire sul sistema neuro endocrino e quindi in alcuni casi può determinare una minore risposta del sistema immunitario, il quale diventa meno efficiente in risposta a determinati agenti patogeni.

COME CAPIRE SE UNA PERSONA È DEPRESSA
È bene cercare di capire se la depressione ha bloccato quelle che sono le normali attività della persona
(ha smesso ad esempio di cucinare, di fare le parole crociate, ha sospeso quelle che sono le sue abitudini normali, si sveglia presto la mattina, non ha più piacere nel mangiare, tende a rimanere a letto con gli occhi aperti, è scoraggiata, non rispetta più gli impegni che generalmente considera, ha difficoltà a mantenere l’attenzione sulle cose, ecc.), rendersi conto quando qualcosa di importante è cambiato.

COSA FARE E COSA NON FARE
Non sempre è necessario il trattamento farmacologico ma in questi casi è importantissimo chiedere aiuto. È bene non usare i farmaci in maniera autonoma o perché lo dice un amico, anche per quanto riguarda gli ansiolitici, che spesso vengono suggeriti con leggerezza. Una cosa sbagliatissima poiché vanno usati solo sotto controllo medico, quanto meno di medicina generale, che li prescrive con l’attenzione che serve anche per questi farmaci. Questo perché bisogna essere capaci di distinguere quelle forme reattive, che si risolvono spontaneamente o con trattamento farmacologico limitato o con alcuni colloqui psicoterapeutici, da quelle che sono l’inizio di un percorso più grave che poi evolve in una depressione maggiore. E solo parlando con uno specialista è possibile distinguerle.

COME GUARIRE DALLA DEPRESSIONE
Nella depressione maggiore la terapia è generalmente per lo più farmacologica, ma vi si può abbinare anche un trattamento psicoterapeutico. Se invece la depressione è minore, o un disturbo dell’adattamento con umore depresso, allora può essere sufficiente un trattamento psicoterapeutico. Una delle caratteristiche della depressione maggiore è che guarisce ma ritorna. È dunque molto importante studiare delle strategie di trattamento e riuscire a fare in modo che l’episodio non si ripeti successivamente, poiché se dopo il primo episodio la depressione può tornare in circa la metà delle persone dopo due episodi ciò avviene nel 90% dei casi. L’episodio depressivo se trattato mostra già i primi miglioramenti dopo un mese, e dopo due generalmente si guarisce. Ma è fondamentale poi proseguire il trattamento per almeno 6 mesi.

L’IMPATTO DEL COVID SULLA DEPRESSIONE
La recente pandemia può aver scatenato episodi di depressione maggiore in persone già predisposte ad averla o che la avevano avuta in precedenza. L’impatto maggiore però lo ha avuto sulle forme di disturbo di adattamento con umore ansioso e depresso, che sono le forme reattive alle situazioni: il Covid come paura della malattia, come cambiamento di abitudini legate al lockdown, e ancora il Covid come conseguenze sui nostri cari perché c’è la paura di infettare gli altri. Inoltre chi ha subito la perdita di una persona cara è stato privato di quei meccanismi di elaborazione del lutto che generalmente in questi casi aiutano, ossia: stare vicini fino all’ultimo alla persona amata, poter fare un funerale, avere il conforto di amici e parenti. Tutte queste mancanze possono aver favorito la complicazione del lutto e un periodo di depressione reattiva superiore a quella che molte persone avrebbero avuto in condizioni di normalità.

Benedetta de Mattei


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