Elezioni Kosovo: possibili ripercussioni per l'intera area balcanica

E' andata come peggio non poteva andare, almeno secondo i Governi di Belgrado e Pristina e per le autorità dell'Unione Europea, che consideravano questa tornata elettorale un test fondamentale per la stabilità e la sicurezza dell'intera regione. Voto disertato da oltre metà della popolazione del Kosovo con punte altissime nelle municipalità a maggioranza serba del Nord, dove si sono verificati disordini ai seggi, con persone picchiate ed urne distrutte. La democrazia, qui, è ancora un concetto labile, e uno dei pochi elementi che fanno sperare – forse - è la crescita di consensi del partito LDK, fondato dal defunto presidente Rugova, a spese del PDK del premier Thaci: considerato un nemico irriducibile – visti i suoi trascorsi ai vertici delle milizie dell'UCK – dalla comunità di minoranza. Quali le conseguenze, dunque? Innanzitutto un forte rallentamento del cammino verso l'UE sia della Serbia – che in questa occasione aveva spinto per andare alle urne – che del neonato Stato kosovaro: così, almeno, è riconosciuto da 106 Paesi membri dell'ONU – tra i quali San Marino – su 193. Probabile uno stop del già problematico progetto di ritorno delle decine di migliaia di rifugiati di etnia serba, perchè questi risultati – nonostante il buon afflusso alle urne nelle varie enclave - continueranno a mantenere alta la tensione tra le rispettive comunità. E poi, e questo davvero ci tocca da vicino, questa instabilità permanente permetterà ai potenti gruppi criminali della zona, di continuare – praticamente indisturbati - nei propri traffici di armi e droga verso i Paesi ricchi dell'Europa.

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