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Epatite C: 280mila persone non sanno di averla, come riconoscerla ed evitare danni

29 gen 2022
Epatite C: 280mila persone non sanno di averla, come riconoscerla ed evitare danni

L’epatite C è oggi una malattia guaribile ma si stima che in Italia ci siano quasi 280 mila persone asintomatiche che non sanno di averla, ma che in passato sono state esposte a fattori di rischio, come l’utilizzo di droghe, trasfusioni di sangue, tatuaggi, interventi chirurgici e trattamenti odontoiatrici quando queste procedure non erano fatte in sicurezza. Di queste circa 100mila hanno un danno severo del fegato da epatite C ancora non diagnosticato.

Benedetta de Mattei ha intervistato la dott.ssa Cristina Morelli – Direttore U.O. Medicina Interna per il Trattamento delle Gravi Insufficienze d’Organo del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi di Bologna – per capire cos’è esattamente l’epatite C, quali danni provoca se non diagnosticata e come eradicarne tempestivamente il virus.

Cos’è l’epatite C
L'epatite C è una malattia infettiva del fegato causata da un virus a RNA (HCV), che si trasmette prevalentemente per via ematica. Nella maggior parte dei casi evolve in una forma di epatite cronica
, un’infiammazione del fegato che può portare allo sviluppo di malattie epatiche come, ad esempio, la cirrosi o il tumore del fegato; l’epatite C prima dell’avvento dei nuovi farmaci antivirali ad azione diretta, rappresentava una delle principali cause di trapianto in Italia.

Quante persone ne soffrono?
Nel mondo si stimano 80 milioni di persone con infezione cronica da HCV e circa 700.000 soggetti muoiono ogni anno per le sue conseguenze
(cirrosi ed epatocarcinoma). La popolazione italiana più coinvolta è quella di età > 60 anni dove la fonte principale di infezione è stata causata da trasfusioni di sangue infetto e all'uso di siringhe di vetro multiuso. Nella popolazione più giovane, nata fra il 1969 e 1989, che si stima abbia una prevalenza dello 0.5%, la via di trasmissione più frequente è stata il diffondersi di comportamenti a rischio quali l’uso di droghe endovena, scambi di aghi, tatuaggi e piercing.

Come si trasmette?
L'HCV si trasmette fondamentalmente attraverso il contatto con il sangue di persone infette. Il contagio può avvenire ad esempio con lo scambio di aghi nelle persone che fanno uso di sostanze stupefacenti o attraverso lo scambio di materiale tagliente con persone infette; a causa di attrezzature o strumenti non adeguatamente sterilizzati e contaminati dal sangue di una persona con l'epatite C (in ambito ospedaliero o quando ci si sottopone a tatuaggi e piercing) o attraverso lo scambio di oggetti personali (rasoi, forbici, spazzolini da denti e attrezzature per la manicure o pedicure, ecc.) con una persona infetta. Le trasfusioni del sangue, che un tempo potevano essere causa di trasmissione delle epatiti, sono invece ormai sicure poiché le donazioni del sangue sono oggi molto controllate. Dal momento del contagio l’epatite C acuta si sviluppa generalmente tra i 15 giorni e i 2 mesi dopo l'infezione.



Che differenza c’è tra epatite C acuta ed epatite C cronica?
L'infezione acuta da HCV
(quella conseguente al primo incontro con il virus) è quasi sempre asintomatica o paucisintomatica quindi il paziente potrebbe non accorgersene e per tale ragione nella maggioranza dei casi le diagnosi avvengono quando il paziente ha un quadro di epatite cronica. Il perché alcuni pazienti vanno incontro ad una cronicizzazione rispetto ad altri è sicuramente legato alla capacità del sistema immunitario del soggetto di eliminare il virus. Nel 75% dei casi l'infezione diventa cronica e può causare una infiammazione permanente del fegato che può portare in a cirrosi epatica e tumore del fegato. La possibile evoluzione verso queste malattie può essere influenzata dalla presenza contemporanea di alcuni fattori che possono accelerarne la progressione. Tra questi, l'abuso di alcol, l'uso di farmaci che hanno effetti tossici sul fegato, infezioni con altri virus che possono danneggiare il fegato (come virus dell'epatite B, virus dell’epatite A), HIV o presenza di una malattia autoimmunitaria del fegato.

Sintomi
’HCV come abbiamo detto generalmente non provoca disturbi o causa solo sintomi lievi
e il paziente con epatite C acuta molto spesso viene perso alla diagnosi, a meno che non si è a conoscenza di un avvenuto contatto a rischio. Quando l’epatite C diventa cronica progredisce lentamente e nella maggior parte delle persone i segnali della sua presenza compaiono solo quando la malattia è in stato avanzato.
Quando presenti, i sintomi più frequenti possono essere:

- febbricola
- stanchezza/debolezza
- senso di malessere
- emissione di urine scure e di feci chiare
- nausea, vomito
- inappetenza
- dolori addominali
- dolori articolari e muscolari
- difficoltà digestive o dolore addominale

Come si arriva alla DIAGNOSI
Essendo la malattia spesso asintomatica, la presenza di epatite C cronica spesso è scoperta casualmente
, attraverso esami del sangue di routine, che svelano livelli elevati delle transaminasi epatiche; sulla base di tale riscontro vengono poi generalmente ricercati tutti i virus epatici, tra cui quelli dell’epatite C. La diagnosi avviene dunque in questi casi in tal modo, in altri il paziente può presentare i sintomi di cui abbiamo parlato prima, tipici delle infezioni virali, mentre raramente l’epatite C provoca fenomeni di ittero ( colore giallo della pelle o della sclere) cosa molto più tipica nelle epatiti A e B. Nell’epatite C gli anticorpi non sono protettivi; se il test antiepatite C è positivo si ricerca la presenza del virus attraverso la determinazione dell’RNA virale (HCVRNA); solo in questo caso si può fare diagnosi di infezione attiva.

Cura e prevenzione
Ad oggi non è ancora disponibile un vaccino per prevenire l'infezione da HCV ma la terapia ha fatto grandissimi progressi negli ultimi anni grazie all'introduzione di nuovi farmaci, estremamente efficaci che hanno portato alla guarigione dalla infezione ed eradicazione del virus in oltre il 99% dei casi. Per tale ragione il Ministero ha promosso in tutta Italia una campagna di screening a tappeto, che partirà a breve, su tutti i soggetti nati tra il 1969 e il 1989, sui soggetti seguiti nei Servizi Pubblici per le Dipendenze (SerD) indipendentemente dall’anno di nascita e dalla nazionalità e per i detenuti in carcere. Ai pazienti portatori del virus, sarà data la possibilità di valutare il loro grado di compromissione epatica e verrà offerto il trattamento con i farmaci antivirali. Questi farmaci, che sono ormai a nostra disposizione dal 2014, sono estremamente efficaci ma anche molto sicuri, con pochissimi effetti collaterali e ci hanno permesso in questi anni di trattare anche pazienti particolarmente complessi che assumano altri farmaci o hanno altre malattie. L’obiettivo è quello di arrivare alla completa eradicazione del virus dell’epatite C. È fondamentale andare a cercare gli asintomatici e semplificare il più possibile l’accesso alle cure perché ogni soggetto infetto può essere veicolo di trasmissione. Inoltre, semplificando al massimo i controlli si riesce ad arrivare ad una popolazione più ampia e questo è il valore aggiunto di queste terapie che durano in media solamente 8/12 settimane.

Benedetta de Mattei















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