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Fallimento Torre Folk: svelata complessa strategia finanziaria per conservare il patrimonio

13 apr 2011
Fallimento Torre Folk: svelata complessa strategia finanziaria per conservare il patrimonio
Fallimento Torre Folk: svelata complessa strategia finanziaria per conservare il patrimonio
Tutto ruota attorno alla Torre Folk, un noto locale sulle colline attorno a Riccione e al fallimento del suo titolare: Giovanni Matteotti. E’ una complessa vicenda di scatole cinesi, di società create ad hoc, di un’architettura finanziaria per proteggere un patrimonio e distoglierlo dalla procedura fallimentare. Matteotti, l’imprenditore fiorentino che gestisce locali di ristorazione e di intrattenimento in riviera, da tempo non pagava i fornitori e la certezza di un imminente fallimento lo spinge a cercare una strada per salvare l’ingente patrimonio. Circa 3 milioni di euro, svelano le Fiamme Gialle. E’ qui che entra in gioco un avvocato riminese, Nicola De Curtis, incaricato dall’imprenditore per indicare la soluzione migliore. Il legale si rivolge ad un commercialista svizzero che in breve tempo fornisce una precisa strategia finanziaria in tre mosse: la prima per salvare il capitale della Torre Folk, la seconda per mettere al riparo il patrimonio personale di Matteotti, la terza per conservare quello delle altre società di cui detiene quote. Ad un amico inglese si fa aprire una nuova società, la Res Immobiliare, che ha sede a Milano. E’ lei che acquisisce il blocco immobiliare della Torre Folk, con l’intento di demolire e di costruire 20 appartamenti. L’amministrazione viene affidata a Veronique Mularoni, nata in Svizzera ma residente a Rimini. Comincia così una giostra di assegni, versamenti bancari e operazioni finanziarie. L’avvocato consegna al suo cliente la relazione del commercialista svizzero, invitandolo a bruciarla prima possibile, ma la Guardia di Finanza arriva prima e scopre i documenti che dimostrano tutta la tesi accusatoria. 60 gli uomini delle Fiamme Gialle, impegnati in indagini in 5 regioni: Emilia Romagna, Toscana, Marche, Molise e Puglia. Nei guai c’è anche un imprenditore riccionese, Stefano Tamburini, che sostiene di essere vittima di una truffa, e altre 10 persone, 8 delle quali agli arresti domiciliari. Due invece hanno l’obbligo di dimora nei comuni di Saludecio e Misano Adriatico. Le accuse sono di bancarotta fraudolenta aggravata e di riciclaggio di denaro.

Sergio Barducci

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