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Ferrara. Caso Aldrovandi: procura fa rogatoria a Facebook

7 feb 2013
Ferrara. Caso Aldrovandi: procura fa rogatoria a Facebook
Ferrara. Caso Aldrovandi: procura fa rogatoria a Facebook
Ancora una coda del caso Aldrovandi, che finisce questa volta in America, a Palo Alto, sede della società che amministra Facebook per una rogatoria internazionale chiesta dalla procura di Ferrara, nell'ambito dell'indagine per diffamazione alla famiglia Aldrovandi e Patrizia Moretti su una pagina del social network. Inchiesta chiusa, per cui la procura ha deciso il processo per Paolo Forlani, uno degli agenti condannati e ora in carcere per scontare la pena residua di 6 mesi, per la morte di Federico Aldrovandi: Forlani è accusato di aver commentato in modo offensivo la sua condanna definitiva decisa dalla Corte di Cassazione e aver rivolto quelle offese a Patrizia Moretti, la mamma di Federico Aldrovandi, nel luglio, sulla pagina Facebook del gruppo Prima Difesa Due. La procura di Ferrara, pm Nicola Proto, ha chiesto la citazione diretta a giudizio e depositato il fascicolo all'ufficio dibattimento del tribunale che dovrà fissare, la prossima primavera il processo per diffamazione a carico di Forlani e di Simona Cenni, titolare, e gestore della pagina Facebook di Prima Difesa Due. Una terza persona è indagata, Sergio Bandoli, romagnolo di Cotignola, che aveva postato sulla pagina Facebook la frase che più aveva fatto indignare mezza Italia e il ministro Cancellieri: "...la madre, - scriveva Bandoli riferendosi a Patrizia Moretti sul caso del figlio Federico - se avesse saputo fare la madre non avrebbe allevato un cucciolo di maiale". Per Bandoli sono in corso altre e più laboriose indagini: addirittura è stata chiesta una rogatoria internazionale tramite la polizia postale dell'Emilia-Romagna, alla società che amministra il sito di Facebook in America: l'atto da notifcare è a carico della Facebook inc. Security department - 151 University Avenue - Palo Alto California, Usa. Il motivo è dovuto al fatto che Bandoli sostiene - e lo ha messo a verbale davanti ai carabinieri - di non aver mai scritto quella frase. Che il suo computer sarebbe stato attaccato da hacker, un attacco informatico condotto da qualcuno che "utilizzando le mie credenziali era entrato nel mio pc e aveva postato la frase, che ribadisce di non aver mai scritto".

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