
A 20 anni ha lasciato l'Iran per essere libera. Ed oggi Masha Salimi, il cui nome - ironia della sorte – ricorda quello della ragazza curda picchiata e uccisa perché indossava male il velo, guarda con dolore e preoccupazione a quanto sta accadendo nel suo paese, dominato da dogmatismo religioso e teatro di una sanguinosa protesta. Masha voleva vivere secondo le sue regole e i suoi desideri, e non schiacciata da ideologie che impongono alle donne invisibilità del corpo e controllo. In Italia ha trovato il “suo posto” realizzando i suoi sogni nella musica lirica, vincendo concorsi e calcando palcoscenici importanti.
Era il 2005, “la società iraniana era ancor più chiusa” - dice – ma la repressione da allora è peggiorata. “Mi dispiace tantissimo per le donne iraniane. Ogni tanto penso che io posso vivere la mia libertà mentre loro non possono neanche mostrare i capelli, simbolo di bellezza”. In Iran Masha ha una sorella, una nipote adolescente e amici. E ogni giorno, per lei, è un giorno di paura. “Vivo in continua preoccupazione, è un dolore profondo. Temo che un momento all'altro possa succedere qualcosa, perché in una situazione così difficile gli imprevisti sono sempre dietro l'angolo”. Da tre anni non torna nel suo paese. “Vorrei andarci. Ma in questa situazione avrei molta paura”.
Nel servizio l'intervista a Masha Salimi