Le impronte della PA

Le impronte della PA.
“Nessuna polemica, solo una richiesta di trasparenza e correttezza nei confronti dei furbi, degli assenteisti”. Così Marino Albani, tra i proponenti dell’istanza che più ha fatto discutere, e che come obiettivo ha quello di non fomentare l’ostilità nei confronti del pubblico impiego e di non danneggiare la professionalità e l’immagine di tutti quei lavoratori che invece con sacrificio e abnegazione ogni giorno s’impegnano seriamente nel loro lavoro. “Per tagliare la testa al toro – è l’idea di Albani – si faccia chiarezza. Nessuno dovrebbe temerla, se ha la coscienza a posto”.
C’è anche un precedente, piuttosto drammatico per la verità: tanti anni fa, la guardia di rocca fu inviata sui posti di lavoro per constatare se effettivamente i dipendenti pubblici fossero lì dove dovevano essere. E quella delle impronte digitali non sarebbe nemmeno una novità assoluta per San Marino: aziende private hanno già adottato il sistema da tempo, e l’iniziativa non ha fatto gridare allo scandalo. I dipendenti pubblici invece si dividono: c’è chi vedrebbe con favore la novità e chi si indigna.
Altri ricordano che in alcuni settori della pubblica amministrazione sono assenti anche gli stessi badge, quindi non c’è modo di controllare le entrate e le uscite dei dipendenti. E che i cosiddetti furbi andrebbero individuati e bloccati, e solo il capoufficio dovrebbe assumersi quest’onere.

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