COMITATO SAMMARINESE DI BIOETICA

In un documento le lezioni della pandemia. Borgia: "Certi diritti non possono essere cancellati dall'emergenza"

Il documento "umanizzazione delle cure e accompagnamento alla morte in scenari pandemici", presentato in mattinata alla Reggenza, ci riporta alla tragedia delle morti in solitudine. Forti le parole della presidente del Comitato di Bioetica: “Il Covid ha spazzato via, sotto il manto dell'emergenza, conquiste di civiltà e diritti acquisiti”.

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Il punto da cui partire - spiega Maria Luisa Borgia – è che certi principi non possono essere cancellati, neppure dall'emergenza”. Il Covid può insegnarci molto se sapremo fare tesoro di conoscenze ed esperienze. “Nei momenti più drammatici siamo tornati a confrontarci su questioni di profondo significato esistenziale e con il rischio di nuove forme di discriminazione e deumanizzazione”, hanno dichiarato i Capitani Reggenti. Tutto ciò è messo nero su bianco con lucidità dal comitato sammarinese di bioetica. La pandemia ha fatto saltare le cure palliative, ha gravato i medici di enorme stress mentre veniva a mancare la protezione delle fasce più deboli: in diversi Stati anziani e disabili sono stati ritenuti sacrificabili. “ Ricordiamoci come sono state trattate le persone con disabilità fino a ieri o anche oggi – esorta Giampiero Griffo - e ricordiamoci anche che i sistemi di welfare sono stati costruiti su una protezione che abbiamo visto non ha protetto le persone con disabilità. Bisogna passare ad un sistema di inclusione”.

“Inadeguate ed eccessive”, per Adriano Tagliabracci, le misure adottate da autorità sanitarie e Governo. La mancanza di contatto, la solitudine, l'allontanare i neonati dalle mamme, il diritto negato all'autopsia erano necessari? “Alcuni divieti non avevano basi scientifiche – spiega la Borgia. “Tutto questo non può essere passato invano. Chiediamo che l'esperienza drammatica di questa pandemia possa servire a capire quali sono gli errori fatti e non ripeterli”.

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“Tutte le scelte fatte in maniera concitata non trovano una giustificazione” – aggiunge Roberto Garofalo, che mette però in luce le soluzioni spontanee e genuine trovate nel momento in cui tutto quanto andava a soffocare l'umanità. “Abbiamo assistito a qualcosa di spettacolare”- rimarca – pensiamo alla soluzione dei dispositivi informatici, dei teloni di plastica attraverso cui si poteva abbracciare il proprio congiunto. Spostando in rianimazione il lettino davanti alla vetrata per consentire al malato di vedere i propri cari cambiava addirittura la storia clinica, c'era un miglioramento inaspettato. Sono lezioni che faremmo male a mettere da parte e dimenticare”.

La pandemia era prevedibile e prevista. Eppure ha colto tutti impreparati. Il problema è intellettuale. “Pensare come si possa affrontare e a vedere sé stessi in una condizione di quel genere è importante”, afferma Pasqualino Santori. “Abbiamo visto la difficoltà di essere affettuosi con qualcuno standone lontano, ma cominciare a lavorare sull'idea che si possa essere affettuosi e una comunità anche senza toccarsi, è qualcosa di molto nuovo. È qualcosa a cui potremmo già tentare di dare un nome”.

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