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Indennità di malattia, CSU: “Occorre prevedere effetto retroattivo”

Da ieri l'indennità di malattia è tornata ad essere retribuita come precedentemente al 14 marzo. Ma la CSU chiede effetto retroattivo, segnalando altre "distorsioni e discriminazioni"

21 apr 2020

Retroattività, tramite emendamento al decreto legge 62, da portare in Aula in occasione della ratifica del decreto stesso. La chiede la CSU in merito alle indennità di malattia, riscontrando invece un orientamento contrario da parte del Governo. La CSU parla di discriminazione: “tutte le malattie comprese fra il 14 marzo e il 19 aprile rimarrebbero indennizzate in misura molto ridotta – scrive – e in maniera diversa da caso a caso”. Ancora, i sindacati ricordano come gli scaglioni fissati al 30%, 45%, 60% e 86% della retribuzione siano stati intesi come computabili sui 5 giorni lavorativi e non di calendario”, portando a chi ha orari di lavoro distribuiti su più di 5 giorni ad avere un “danno inferiore” a chi invece svolge le stesse ore in meno giorni, come gli operatori sanitari – fa notare la CSU – che svolgono turni notturni fino a 12 ore”. Evidenzia poi un'altra penalizzazione e parla di “doppia decurtazione” per quanti, dopo aver fatto la malattia, non possano rientrare al lavoro per l'intervenuto ricorso alla CIG da parte dell'azienda. Una ultima questione irrisolta per la CSU, che torna a chiedere il riconoscimento di “infortunio sul lavoro” per chi abbia contratto la malattia o sia stato posto in quarantena, per i “lavoratori che sono stati esposti al contagio in quanto tenuti a svolgere servizi essenziali”.


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