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Liste pubblico impiego si aprono a chi è in mobilità

Pronto anche il testo di legge che disciplina lo smart working. Lonfernini vuole la procedura d'urgenza

di Monica Fabbri
8 set 2020

I lavoratori in mobilità potranno iscriversi nelle liste del pubblico impiego. Lo ha deliberato ieri la Commissione per il Lavoro, superando così quella che i sindacati definivano una limitazione antistorica. Fin da quando è stata istituita in Repubblica la mobilità, infatti, a chi la percepiva erano negate le graduatorie del pubblico impiego. Non tutti potevano permettersi di rinunciare agli ammortizzatori nella speranza di un lavoro nella pa, per cui – affermano dalla Csu - restavano nella lista di collocamento del privato, sebbene con professionalità che potevano essere utili al pubblico. Ora, chiunque si trovi senza lavoro, a prescindere che percepisca o meno un'indennità, potrà iscriversi in entrambe le liste. A portare in Commissione la questione – battaglia storica della Csu - il Segretario Teodoro Lonfernini, “non perché vogliamo generare il miraggio del lavoro pubblico – spiega - ma per capire in maniera sperimentale se aprire indistintamente le graduatorie possa aiutare al reinserimento nel mondo del lavoro”.

C'è poi l'aspetto dello smart working da disciplinare. Il testo di legge è pronto, ieri è stato oggetto di confronto con categorie e sindacati. “Mi piacerebbe procedere rapidamente – spiega Lonfernini - per rispondere alle esigenze del momento sia sotto il profilo sanitario che dell'innovazione legislativa”. Il Segretario spinge per la procedura d'urgenza già nel Consiglio di settembre. Riguardo alla richiesta di approfondire da parte di categorie economiche e parti sociali, si dice disponibile, “ma non vorrei rischiare di andare troppo in là nel tempo – chiarisce - perché se lavoriamo in anticipo rispetto alle condizioni sanitarie avremo un impianto legislativo che regolerà correttamente quella tipologia lavorativa”. Insomma, Lonfernini non vuole che il paese sia colto impreparato. Il lavoro a distanza riguarda sia il privato che il pubblico, “con regole certe e tecnologia messa a disposizione del datore di lavoro”. Aspetto determinante sarà la parte sui controlli. “Non diciamo soltanto che si può lavorare da casa – afferma - ma nella norma verranno considerate circostanze a beneficio sia del lavoratore che dell'azienda”.


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