
Greenpeace e Fondazione Marevivo fotografano una situazione allarmante: il Mediterraneo si sta scaldando a un ritmo che va dal 20 al 50% più veloce rispetto alla media globale ed è un trend in continua crescita. Si prevede che entro il 2100 la temperatura della superficie dell'acqua aumenterà dai 3.5° C ai 4.5° in più rispetto ad oggi.
Già notiamo gli effetti sugli ecosistemi marini, minaccia per la biodiversità: muoiono alcune specie chiave mentre altre – aliene e invasive - proliferano. Rischiano, ad esempio, le gorgonie: a Portofino è stato registrato che in alcune zone a 25 metri di profondità, le loro colonie sono state coperte per l'80% dalla mucillagine. La specie più abbondante nelle aree monitorate è l'“alga a grappoli verde”, mentre tra i pesci termofili sono stati spesso osservati il pesce pappagallo, il barracuda mediterraneo, e la donzella pavonina.
L'anno scorso è stato il più caldo mai registrato sulla Terra, sia per la temperatura media globale dell’aria, che ha superato di 1,5°C i livelli preindustriali, sia per quella della superficie marina. Secondo i dati diffusi dal programma Copernicus e integrati con quelli raccolti nell’ambito del progetto Mare Caldo di Greenpeace, nel 2024 si è registrata anche la temperatura media annuale più alta mai osservata nel bacino del Mediterraneo, con un valore medio di 21,16°C, mentre i valori stagionali rilevati dai satelliti sono stati i più alti degli ultimi 43 anni.
Preoccupano le stime di Marevivo: "l'estate 2025 – afferma la presidente - è iniziata con temperature ben più calde delle peggiori previsioni che eserciteranno un'ulteriore pressione sugli ecosistemi già compromessi e sulle economie e società vulnerabili”.