Teorico della ragione, sulla quale innestare il rapporto tra fede e cultura contemporanea. Innamorato di una Europa capace di riconoscere la propria identità. Appassionato della verità, che scelse come motto del suo stemma arcivescovile. Concetti e principi che matura nei suoi studi, fine teologo, e port nella sua pastorale, nel suo pontificato, nei suoi discorsi ai giovani delle Università, da Ratisbona, Roma, Parigi.
Joseph Ratzinger muore a 95 anni, dopo l'aggravarsi delle sue condizioni, già da prima di Natale. Chiama l'attenzione dei fedeli, da Roma al mondo, quando è papa Francesco ad annunciare a sorpresa un peggioramento della sua salute, chiedendo di pregare. Saliva al soglio petrino il 19 aprile 2005. Scelse il nome pontificale di Benedetto XVI, guardando al santo - spiegò allora - punto di riferimento per l'unità dell'Europa; richiamo alle irrinunciabili radici cristiane della sua cultura e della sua civiltà. "Umile lavoratore nella vigna del signore" si definì nel suo primo saluto su piazza San Pietro, ricordando la figura di papa Giovanni Paolo II.
Musicista, amava Mozart: scrittore prolifico, nel suo ministero 3 encicliche, 24 viaggi apostolici in tutto il mondo. Fino all'11 febbraio 2013: il giorno della rinuncia. L'ottavo caso nella storia della chiesa, prima di lui Gregorio XII quasi 600 anni prima. Da allora papa emerito. Riconoscendo "il venir meno del vigore - sia del corpo che dell'animo - necessario per governare la barca di San Pietro e annunciare il Vangelo", prometteva davanti al Concistoro, "di servire la Chiesa, con una vita dedicata alla preghiera".
Neppure un anno fa, nei giorni difficili delle accuse di negligenza in quattro casi di abusi sessuali da parte di sacerdoti durante il suo episcopato bavarese, chiedeva scusa e si difendeva dicendo: "Ben presto mi troverò di fronte al giudice ultimo della mia vita, con l'animo ben lieto".
