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Papa: "Non è giusto né vero parlare di islam violento e di terrorismo islamico"

1 ago 2016
Papa Francesco
Papa Francesco
"Non è giusto né vero parlare di islam violento e di terrorismo islamico”. Papa Francesco condanna le guerre che si dicono religione ma non lo sono e si rifiuta di parlare degli islamici come terroristi. “Ho parlato a lungo con l'imam di Al Azhar, conosco quello che pensano, vogliono la pace". In ogni religione ci sono "gruppetti fondamentalisti'. Lo Stato che si definisce islamico ci presenta la sua carta di identità violenta, ma non è l'Islam".

Parole simili quelle di Cristina Mercadini, presidente dell'assocazione Al Nur, che domenica si è recata alla messa delle 11 di Borgo per testimoniare solidarietà e cordoglio dopo l'uccisione di padre Jacques Hamal in Normandia, sull'onda dell'iniziativa nata in Francia, che si è quindi estesa anche in Italia e a San Marino. “Vuole essere segno di rispetto della sacralità dei riti, un gesto simbolico ma forte, per mettere fuori gioco chi vuole dividere, chi vuole la strategia del terrore, siamo tutti esseri umani e dobbiamo essere uniti, perché siamo tutti figli di Dio" afferma Cristina Mercadini.

Il Papa anche dopo l'uccisione di padre Jacques Hamal non ha mai parlato di terrorismo islamico: "A me non piace parlare di violenza islamica, perché tutti i giorni quando sfoglio i giornali vedo violenze, quello che uccide la fidanzata, un altro la suocera, questi cattolici battezzati sono cattolici violenti e se parlo di violenza islamica devo parlare di violenza cattolica. Nell'islam non tutti sono violenti, come anche i cattolici non sono tutti violenti. È come una macedonia, comprende tutto. Ho avuto un lungo dialogo con l'imam di Al Azhar, so come la pensano, cercano la pace. In Centrafrica l'imam è salito sulla papamobile, questo non è fondamentalismo. Non si può dire che l'islam sia terrorismo”.

Anche nei giorni della Gmg di Cracovia, papa Francesco ha sempre insistito sul ruolo di pace delle religioni e chiesto ai ragazzi cristiani di non cedere all'odio, alla guerre, all'inevitabilità dei conflitti, invitandoli durante la messa conclusiva, a non temere l'accusa di essere dei "sognatori", credendo sempre che sia possibile costruire la pace e abbattere i ponti.

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