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Nuove povertà: indagine nel riminese

19 apr 2006
Nuove povertà: indagine nel riminese
Sono forme di povertà “opaca”, tanto invisibili quanto diffuse. Una povertà oscillante tra la normalità e la precarietà. Eventi imprevisti come la malattia, la perdita del lavoro ma anche il divorzio o, semplicemente, l’inflazione possono innescare un circolo vizioso che va a compromettere la situazione economica, familiare, affettiva, sociale. A Rimini, paradiso del divertimentificio, aumentano gli sfratti per morosità e le richieste di buoni pasto da parte di persone insospettabili. Nella provincia romagnola si vive una doppia specificità, con la dicotomia estate-inverno che fa salire alle stelle il mercato immobiliare e la richiesta di lavoro nella stagione estiva per poi fermarsi durante l’inverno. Lo studio realizzato da Costantino Cipolla e Antonio Maturo dell’Università di Bologna parla proprio di 'schizofrenia abitativa'. Molti proprietari di case preferiscono affittare solo d’estate perché così si guadagna la stessa cifra e si tiene l’appartamento occupato solo pochi mesi. Se a questo si aggiunge che a Rimini cresce costantemente il numero degli universitari, si capisce perché il valore degli immobili e il prezzo degli affitti raggiungono livelli enormi. 10 anni fa gli sfratti per morosità erano meno del 30%, oggi sono circa il 70%. Nel 2001 erano meno di 900 le domande per concorrere all’assegnazione di una casa popolare. Oggi sono 1.700. Lavoro e povertà sono legati da sempre. Ma mentre un tempo il rapporto era lavoro=benessere o quantomeno normalità, oggi i termini si mischiano e l’opzione è sempre più spesso quella lavoro=precarietà e dunque povertà. A Rimini, sottolineano i ricercatori, la povertà c’è. E’ una povertà relativa, non assoluta come non avere di che mangiare. Ma quando arrivano 5 bollette e riusciamo a pagarne solo 3 siamo nella fascia di povertà relativa.

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