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Nuove truffe on line: messaggi di posta elettronica ingannevoli

15 dic 2009
Nuove truffe on line: messaggi di posta elettronica ingannevoli
Nuove truffe on line: messaggi di posta elettronica ingannevoli
L’obiettivo dei truffatori è sempre quello di strappare ad ignari utenti dati e codici privati, ed approfittarne per fini di natura illegale. Perciò attenti quando aprite la posta elettronica! Tra i casi di frode on line spiccano da qualche tempo i tentativi di raggiro attraverso l’utilizzo del sito e dell’indirizzo e-mail di Poste Italiane: lo spanning più utilizzato per la moltitudine di servizi offerti con la richiesta di codici. I messaggi di posta elettronica vengono inviati ad ipotetici clienti possessori di carta postepay, che vengono informati dell’addebito di una ricarica di 100 euro. Chi non è interessato elimina direttamente il messaggio; ma il problema si pone per i reali possessori di carta postepay che insospettiti potrebbero andare a verificare, accedendo - come indicato sulla mail - ai servizi on line della carta cliccando, su un apposito link. E lì sta la truffa. Si aprirà infatti un sito che appare come quello di Poste Italiane, invece si tratta di un clone creato al solo scopo di indurre l’utente a fidarsi e a digitare i propri dati personali. Ad uno sguardo attento risulterà però che l’indirizzo del sito in questione è alquanto strano o comunque assolutamente diverso da quello ufficiale delle poste italiane, quindi occhio alla stringa sulla barra! E nell’incertezza è sempre meglio cancellare l’e-mail. La Gendarmeria è perfettamente a conoscenza di questi tentativi di truffa e visto il notevole aumento di reati informatici, ha aperto di recente un ufficio di polizia postale all’interno della sezione di polizia giudiziaria, in stretto contatto con la polizia postale riminese (nonché con la sede centrale della Polizia Postale a Roma) per una migliore operatività. In soli quattro mesi, tra segnalazioni e denunce, sono emersi una cinquantina di casi, che hanno come vittime per la stragrande maggioranza cittadini sammarinesi.

Silvia Pelliccioni

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