Pedofilia: sentenza d’appello, per l’insegnante di religione accusato di atti di libidine

Pedofilia: sentenza d’appello, per l’insegnante di religione accusato di atti di libidine.
La sentenza d’appello è stata letta a porte chiuse, dal commissario della legge Rita Vannucci.
Il caso, scoppiato nel giugno 2005, si presentò da subito molto delicato. Dopo le segnalazioni di alcuni genitori, la gendarmeria aveva indagato, fino ad inchiodare l’uomo alle sue responsabilità.
Era stato arrestato ed aveva trascorso sei mesi agli arresti domiciliari. Dal primo momento, l’insegnante aveva reso piena confessione ed anche ammesso di soffrire di disturbi psichici che lo portava ad avere attenzioni particolari nei confronti dei minori. Il suo avvocato difensore, Silvia Cecchetti, in primo grado non aveva chiesto l’assoluzione per il suo cliente, ma due anni di prigionia, e di fronte al massimo della pena ha presentato appello.
La diminuzione di pena in appello, farà sì che il condannato non sconti nemmeno un giorno di carcere, visto che la legge, per pene inferiori ai tre anni, dà l’opportunità di presentare istanza per essere ammessi ai servizi sociali.

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