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Il report della discordia

18 dic 2013
Il report della discordiaIl report della discordia
Il report della discordia - Botta e risposta tra la Caponnetto e Matteo Zeppa per le critiche alla relazione e i pregiudizi sull...
Piovono critiche sul report 2013 della Caponnetto presentato venerdì scorso. Critiche apparse per lo più sui social network che non sono passate inosservate alla Fondazione, pronta ad adire le vie legali nei casi in cui si ritiene si sia travalicato il confine della decenza. Ma è stata la dichiarazione di Matteo Zeppa, in qualità di membro della Commissione antimafia, a scatenare la reazione pubblica della Fondazione. In una mail inviata ai colleghi commissari, e pubblicata dal quotidiano L'informazione, Zeppa aveva tacciato il report di leggerezza e inconsistenza, ammettendo tra l'altro di avere pregiudizi sull'operato della Fondazione. Ad intervenire in proposito con una nota è Renato Scalia: “Con queste affermazioni – scrive il consigliere della Caponnetto - si mette in dubbio anche quanto asserito dai senatori Lumia e Giarrusso, ma la frase che personalmente mi ha dato veramente noia e non posso tollerare è proprio quella relativa al pregiudizio”. Ammissione, questa, per Scalia di una gravità estrema poiché proviene da un parlamentare della Repubblica. L'invito a Zeppa è quindi quello di fare i dovuti approfondimenti prima di esprimere un parere sul lavoro della Fondazione e anche di appurare, con una punta di sarcasmo, se da queste parti si sia iniziato a parlare di mafia proprio grazie alla Caponnetto. “E' per l'appunto dal loro atteggiamento autoreferenziale che nasce il pregiudizio – ribatte l'esponente di RETE – “dal voler mettere sempre la bandierina davanti agli altri”. Zeppa difende il proprio diritto di critica: “Con tutto quello che si è venuto a creare con la presentazione posticipata del report, ci si attendeva qualcosa di più corposo, invece no. Dal 2006 la Fondazione riceve sovvenzioni dallo Stato, pertanto la risposta doveva essere più incisiva. La mail inviata ai colleghi commissari – conclude - voleva essere uno stimolo all'azione per chi come me vive in questo Paese e su certi fenomeni può avere una visione più ampia”.

Silvia Pelliccioni

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