Riccione, commissione pari opportunità: caso di razzismo o caso politico?

Riccione, commissione pari opportunità: caso di razzismo o caso politico?.
Tutto nasce da alcuni post dal contenuto razzista condivisi su Facebook dalla pidiellina Emanuela Tonini, frasi offensive verso gli immigrati sbarcati a Lampedusa che hanno scatenato un vero e proprio polverone all'interno della commissione pari opportunità del Comune di Riccione, di cui la Tonini era vicepresidente. Era, sì, perché la vicenda le è costata la revoca dell'incarico ma non la cacciata dall'organismo. Ne aveva preso pubblicamente le difese un'altra consigliera del Gruppo Misto, Manuela Fabbri, la quale in modo provocatorio si era autodefinita “razzista”, se questo – aveva specificato - significa tutelare gli interessi dei propri concittadini; dunque, in aperto contrasto con la gestione del problema clandestini da parte del governo italiano. Risultato: proteste feroci degli altri membri, strappo insanabile e dimissioni rassegnate dalla Fabbri.
Le dirette interessate, comunque, respingono categoricamente le accuse di razzismo, si sentono, anzi, vittime di un disegno politico volto a screditarne la reputazione. La Tonini parla di caso strumentale, montato ad arte dal Pd contro di lei. La Fabbri racconta di litigate furiose, prevaricazioni, attaccamento alla poltrona e improvvisi volta faccia proprio da chi aveva gridato inizialmente allo scandalo. Ne esce l'immagine di una commissione segnata da lotte intestine che fanno quasi pensare al razzismo come ad un pretesto per affermare una forza politica sull'altra. Ma la presidente non la pensa così.

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Il 12 ottobre 2013, nel video relativo a questo servizio, è stata erroneamente inserita una fotografia che ritraeva un'altra persona rispetto a quella citata per i fatti a cui si faceva riferimento. Disguido di cui ci siamo già prontamente scusati con la diretta interessata - rimuovendo il video stesso - e di cui ci scusiamo anche con i lettori.

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