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Riccione: malore dopo la plastica al seno

14 giu 2006
Sta meglio la 45enne di Sassuolo che si era sottoposta ad una plastica al seno. La donna, operata a Riccione, si era sentita male mentre rientrava a casa ed era stata abbandonata – dai medici che l’avevano operata - al pronto soccorso di Lodi.
I presunti responsabili di questo brutto episodio sono già stati individuati e sentiti dalla Polizia. Sono i 3 medici che lunedì avevano operato la 45enne in un poliambulatorio privato di Riccione. Avevano regolarmente affittato la sala operatoria per un intervento considerato di routine. In termini tecnici si chiama mastoplastica additiva. E’ l’operazione di chirurgia estetica cui sempre più donne si sottopongono per guadagnare qualche taglia al seno. Un fenomeno di costume ormai, tanto che su internet è possibile acquistare pacchetti all-inclusive con soggiorno in hotel e beauty farm e relativo intervento. Ovviamente non mancano i tariffari. La donna pare avesse pagato – in anticipo – 4000 euro. Qualcosa – però – non è andata per il verso giusto. La questura di Lodi, che ha effettuato le indagini, sta ricostruendo l’accaduto. Dopo l’intervento la signora – di Sassuolo - sarebbe stata riaccompagnata a casa dalla stessa dottoressa che l’aveva operata, ma durante il tragitto avrebbe iniziato ad accusare dolori fortissimi. Il medico avrebbe così deciso di praticarle una medicazione d’emergenza nel suo studio di Modena. Ma non era finita. La donna ha continuato a star male e gli altri due componenti dello staff – su consiglio della dottoressa - avrebbero deciso di portarla al pronto soccorso dell’Ospedale di Lodi: una struttura dotata di un reparto di chirurgia plastica. Sono arrivati al nosocomio ieri mattina alle 6; forse – ipotizzano gli inquirenti – i due medici che l’accompagnavano sono stati presi dal panico e l’avrebbero lasciata in sala d’attesa andandosene alla chetichella e senza qualificarsi. Ovviamente non potevano farla franca: la Polizia di Lodi ha subito sentito il responsabile del poliambulatorio di Riccione, che ha indicato i nomi dell’equipe medica che aveva eseguito l’intervento. Dagli interrogatori sarebbero emersi particolari sconcertanti: prima dell’operazione – ad esempio - la donna avrebbe firmato una liberatoria senza però esser sottoposta a tutte le analisi cliniche del caso.

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