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Sala gremita al dibattito di AP sulla giustizia

15 gen 2006
Sala gremita al dibattito di AP sulla giustizia
Si difende la separazione dei due poteri, si denuncia l’ingerenza della politica nella magistratura, quale “passo indietro dalla democrazia e verso il regime”. Tito Masi e Valeria Ciavatta introducono il dibattito sulla giustizia, con un excursus sulle vicende che hanno visto un coinvolgimento della politica nei fatti giudiziari dal 2003 ad oggi. Masi e Ciavatta denunciano un preciso disegno, “portato avanti per imporre il controllo politico sulla magistratura e sui singoli magistrati, per rimuoverne alcuni e sostituirli con altri più sensibili alle sollecitazioni del Palazzo. Una operazione – sostengono gli esponenti di AP - condotta dalla dirigenza della Democrazia Cristiana e da alcune componenti del PSD, con la collaborazione dei Sammarinesi per la Libertà e Alleanza Nazionale”. Diverse le vicende richiamate: “dal caso patente concluso con la archiviazione, pur riconoscendo che è stato dichiarato il falso; fino all’ultimo consiglio giudiziario dove sono state fatte dichiarazioni strumentali verso il magistrato dirigente. Ancora, ricordano la convocazione della Pierfelici a Palazzo Begni da parte di tre segretari di stato alla presenza anche dei capigruppo DC e PSD; per arrivare all’iniziativa del consigliere Rossi verso lo stesso magistrato dirigente sul tirocinio Stolfi, fino alle recentissime querele inoltrate a partiti e singoli politici proprio dai consiglieri dei Sammarinesi per la Libertà e Alleanza Nazionale. “Una iniziativa ridicola – dice Masi – quella di trasferire il confronto politico a livello giudiziario”.
Presenti al dibattito anche esponenti dei partiti chiamati in causa, Maria Luisa Berti del PDCS e Giuseppe Moranti del PSD. Non entrano nel merito delle singole vicende, ma si richiamano al principio: “No a interferenze tra i due poteri – dicono – che ciascuna istituzione faccia il proprio dovere, rimanendo entro i confini delle proprie competenze”. Espressa solidarietà nella difesa dei vertici dell’organo giudiziario: “Stop – dicono – alla polemica sul magistrato dirigente”.

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