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San Marino, sul Corriere della Sera, definita la patria del gioco d’azzardo

29 ott 2007
Gioco d'azzardo
Gioco d'azzardo
“C’è chi ha perso la casa. Chi ci ha rimesso la liquidazione. E chi è stato fatto interdire dai famigliari disperati. Le case da gioco di San Marino sono diventate una vorace macchina mangiasoldi e mietono vittime sulla riviera romagnola”. Comincia così l’articolo che il principale quotidiano italiano dedica alla Repubblica che parla anche di un ricorso all’usura aumentato a causa delle perdite mentre il gioco svuota anche le tasche dei sammarinesi. Queste macchinette infernali, scrive il Corriere della Sera, sono piazzate proprio al confine col territorio italiano, a 15 chilometri da Rimini. Sommerso dalle polemiche perché San Marino rischia di diventare «la Repubblica dell’azzardo», il governo è andato in crisi in un paio di occasioni. Ma alla fine – scrive il Corriere della Sera - lo Stato sammarinese è diventato titolare diretto delle case da gioco. Sul governo, prosegue il quotidiano, influiscono anche le pressioni di società internazionali specializzate nell’azzardo come la Casinos Austria che intende aprire un vero casinò a San Marino per usarlo come rampa di lancio verso l’Italia. Il sogno di diventare una Montecarlo nel cuore della Romagna, secondo il Corriere della Sera, San Marino lo coltiva da tempo. Dopo la Seconda guerra mondiale aprì un vero casinò. Rimase in funzione un anno. Nel 1950, l’Italia ne impose la chiusura e nel 53 si arrivò a un accordo in base al quale il Titano rinunciava ai giochi d’azzardo e l’Italia, come risarcimento per i mancati introiti, gli versava 9 miliardi di lire all’anno. Ora, conclude il Corriere della Sera, stranamente l’Italia non sembra preoccupata da ciò che sta avvenendo. Le uniche proteste le lancia il casinò di Venezia, seccato per la concorrenza ritenuta sleale.

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