Sconfinamento polizia italiana, parte la nota di protesta

Ormai succede talmente spesso da sembrare quasi una burla o, peggio, un falso incidente. La segreteria di Stato agli Esteri tende però ad escludere nel modo più assoluto questa eventualità, anche dopo il quinto episodio avvenuto quest’anno. Parte dunque l’ennesima nota di protesta nei confronti dell’Ambasciata d’Italia. Il primo episodio è avvenuto il 25 marzo: un furgone della Finanza avvistato e fermato a Borgo maggiore. Apparteneva al gruppo sportivo di Roma: due militari, senza pensarci su troppo, avevano deciso di compiere una gita di piacere a San Marino. L’8 maggio sono invece stati fermati 5 mezzi dell’esercito italiano, del reparto lagunare La Serenissima di Venezia. Fermati dalla gendarmeria sulla superstrada, a Fiorina, una trentina di militari in uniforme hanno raccontato di essere diretti in Carpegna e di aver cercato una scorciatoia, sbagliando strada. Speravano di passare inosservati. Pochissimi giorni dopo, l’11 maggio, un Ducato con militare e civile a bordo è stato fermato a Dogana, questa volta giusto poco prima di sconfinare. Alla Guardia di rocca hanno detto di voler entrare per un sopralluogo, in vista di una gita di appartenenti all’esercito campano, e pensavano bastasse chiedere il permesso direttamente al confine di Stato. Il 14 ottobre, sempre a Dogana, la gendarmeria ha identificato 4 carabinieri in borghese su autovettura civile. Hanno spiegato di essere sulle stracce di stranieri e di essere entrati inconsapevolmente. E anche sabato, a quanto pare, si è trattato di una leggerezza: i tre agenti della polizia di Stato, una donna e due uomini, provenienti da Verona, una volta finito il turno hanno ben pensato di fare un giro a San Marino. L’auto è stata riconsegnata subito dopo i rilievi di rito.

Francesca Biliotti

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