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Scuola, Segretario Belluzzi risponde agli insegnanti: "Mai detto che lavorano la metà, gratitudine verso di loro"

Il responsabile dell'Istruzione risponde alla lettera inviata dagli insegnanti delle elementari

di Mauro Torresi
2 mag 2020

Gli insegnanti vogliono vedere riconosciuto il loro lavoro e scrivono, in primis, al segretario di Stato all'Istruzione, Andrea Belluzzi. Non è vero, spiegano, che la didattica on-line li ha portati a lavorare la metà. “Non capiamo in base a quali fonti il Segretario” possa affermarlo. “Ogni giorno, festivi inclusi – si legge – progettiamo le attività didattiche innovative, riadattando la programmazione con l'utilizzo delle tecnologie”.

A poche ore dalla lettera arriva la risposta del responsabile della scuola secondo il quale “c'è stata una grande strumentalizzazione nel dibattito politico”. “Non ho mai detto che lavorano la metà, ma ho spiegato che nel programmare la didattica a distanza è stato richiesto di programmare un monte ore ridotto rispetto a quello in presenza. Questo non vuol dire lavorare la metà”. “Non è stato facile stabilire la decurtazione della retribuzione”, dice Belluzzi. “E' stato fatto in un momento difficile per l'economia del nostro Stato in cui non abbiamo potuto neanche fare un confronto con le organizzazioni sindacali che, mi auguro, riprenda quanto prima. Gli insegnanti hanno fatto molto più di prima e ho una profonda gratitudine".

Al momento, infatti, i docenti ricevono il 70% dello stipendio. Spiegano di fare corsi su Internet per aggiornarsi, spesso investendo soldi, registrano più volte le video-lezioni per renderle chiare, inviano e poi correggono compiti e si interfacciano con i genitori con “grande flessibilità”. Sono quindi “necessarie tantissime ore”.

Per i docenti sono “gravi” le affermazioni pronunciate nell'ultima conferenza stampa dell'esecutivo sul tornare a seguire i ragazzi con disabilità che finora “non avuto nessun servizio”. Gli insegnanti specificano di essersi da subito impegnati per una didattica inclusiva. “Mi scuso se si sono sentiti toccati nella loro dignità professionale”, risponde Belluzzi che si sofferma sugli effetti, sui ragazzi con disabilità, della chiusura in casa e della mancanza di contatto fisico con l'insegnante.


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