Siria: si continua a combattere incessantemente

Siria: si continua a combattere incessantemente.
continuano ad infuriare i combattimenti. Dall’inizio della ribellione – secondo l'Osservatorio nazionale per i diritti umani, che è vicino ai ribelli - più di 20.000 persone, di cui circa 14.000 civili, sono state uccise in Siria in 16 mesi e mezzo di proteste represse nel sangue dal regime e sfociate poi in rivolta armata. Solo oggi in Siria sono stati circa cento i morti documentati con nomi e cognomi e foto, dal Centro di documentazione delle violazioni gestito da attivisti anti-regime. Tra le vittime, cadute non solo ad Aleppo ma anche in altre località del Paese, si contano sei donne e una ventina di bambini. E dal campo di battaglia ad Aleppo arrivano anche le notizie di un inviato della France Presse che racconta di aver visto ribelli che dicono di appartenere alla Brigata di unificazione dei mujaheddin. Alcuni di essi – afferma - sono algerini, altri stranieri: ceceni, ma anche musulmani svedesi e francesi, venuti a dare manforte ai fratelli siriani.
Gli abitanti di Aleppo sono privi di tutto: non possono andare al lavoro e manca il cibo. E se da alcuni quartieri alcuni civili sono riusciti a fuggire, da altri la fuga è impossibile e la gente se ne sta rintanata negli scantinati. Qualcuno si è rifugiato nei giardini pubblici, il più lontano possibile dagli edifici, qualcuno nelle scuole. Tutti terrorizzati dal fragore delle esplosioni e dai grandi elicotteri d'attacco che volano a bassa quota. Questo il racconto della France Presse. Il presidente francese Francois Hollande ha chiesto oggi un rapido intervento del Consiglio di Sicurezza dell'Onu per evitare un nuovo massacro in Siria nel giorno in cui l'esercito ha lanciato l'offensiva su Aleppo. "Compito dei paesi del Consiglio è intervenire il più rapidamente possibile", ha detto Hollande.

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