Logo San Marino RTV

Smartphone, l’esperto: 10 ragioni per non regalarlo prima di una certa età

17 lug 2021
A sinistra Stefania Garassini
A sinistra Stefania Garassini

Lo smartphone è ormai un regalo quasi scontato alla prima Comunione. Pochi però si chiedono se sia una buona idea mettere nelle mani di un bambino di 9 o 10 anni uno strumento così potente. Eppure, scegliere l’età giusta per dare a un ragazzo un cellulare è una decisione importante, perché spalanca le porte di un nuovo mondo, ricco e complesso, destinato a occupare una parte significativa della vita di chi lo utilizza.
Benedetta de Mattei ne ha parlato con Stefania Garassini – Professoressa di Content Management e Digital Journalism presso l’Università Cattolica di Milano – che ha scritto un libro sui rischi dell'uso precoce dello Smartphone: 10 ragioni per non regalarlo alla prima Comunione (e magari neanche alla Cresima) - un primo monito razionalmente fondato e supportato da studi scientifici, sull’inopportunità di regalare precocemente uno smartphone ai propri figli.

Esiste un’età giusta per lo smartphone?
Certamente dipende molto dal ragazzo ma esiste anche un’età minima sotto la quale non dovremmo andare, quella indicata dai servizi di Social Media (come Facebook, Tik Tok, Instagram ecc.) che nella maggior parte richiedono l’età minima di 13 anni per potervi accedere. L’Europa in realtà pone il limite dei 14 anni per poter autorizzare il trattamento dei dati, necessario per accedere a questi servizi, e quindi per esser nella piena legalità l’uso dei social network sarebbe in vietato sotto tale età. È vero che uno smartphone può essere utilizzato anche senza i social media ma è molto difficile perché il suo ruolo principale è quello di connettersi agli altri. Penso quindi che 13 anni sia un buon compromesso.




Tante volte si resta “gli unici a non averlo” e questo spesso fa sentire esclusi 
Questo è un problema serio che non va sottovalutato dai genitori. La prima via possibile per risolvere questo problema è una collaborazione stretta tra genitori, in un gruppo classe o in una qualsiasi comunità, affinché con l’aiuto degli educatori si mettano d’accordo su delle regole minime. Se c’è un accordo, anche tra pochi genitori, diventa sicuramente più facile.
La seconda cosa importante è la collaborazione tra figlio e genitore, si può ad esempio aprire un account di famiglia limitato ai minori di 13 anni ed utilizzarlo insieme per sperimentare il servizio.
Rendersi disponibili come genitori, dando la possibilità di utilizzare il nostro smartphone può essere una fase di passaggio e in tal modo si favorisce oltretutto anche un dialogo tra genitore e figlio. Il ragazzo non deve essere lasciato da solo con questo strumento ma al contrario bisogna fare in modo di favorire la condivisone, dove le redini restano ai genitori ma si evita di essere tagliati fuori.

Che differenza c’è tra tablet e telefono?
C’è una grande differenza. In una famiglia un pc o un tablet, per accedere alla rete sono degli elementi sani, sono più facilmente condivisibili, possono essere uno strumento della famiglia con un uso condiviso che restano a casa mentre lo smartphone tende a diventare uno strumento personale e individuale. Quindi in una fase di transizione verso l’uso dello smartphone, che deve essere l’ultima tappa di un percorso di avvicinamento, è utile un periodo di preparazione e il tablet può essere un buon compromesso. Regalare uno smartphone a un bambino è come togliere la porta di casa poiché rappresenta davvero uno strumento con cui tuo figlio può accedere a tutto quello che vuole, nonostante i filtri e i controlli che un genitore può fare, e serve un certo realismo sui rischi che si corrono.

Quando si decide di regalarlo, quali regole è bene dare?
Sicuramente la condivisione della password, almeno in una prima fase poiché, senza dover spiare, la possibilità di dare un’occhiata allo smartphone del proprio figlio può esser di grande aiuto laddove un genitore noti un qualsiasi disagio. Secondo me ci sono poi altre due regole importanti: non usarlo ai pasti e durante la notte. Questa regola è chiaro che deve valere anche per i genitori. Ogni famiglia poi ovviamente può porre i limiti che ritiene opportuni per preservare qualcosa che valuta importante, come la concentrazione (può ad esempio responsabilizzare il proprio figlio sulla capacità di lasciarlo in un’altra stanza quando si fanno i compiti), la conversazione durante i pasti o il sonno (deve rimanere fuori dalla camera da letto!).


In sintesi quali sono le 10 ragioni per non regalarlo prima di una certa età?
1. Lo smartphone è come una Ferrari, non lasciarla a un neopatentato: nessuno lascerebbe una macchina potente che va a 300 all’ora in mano ad un ragazzo appena patentato e lo stesso vale per lo smartphone, non tanto per la capacità tecnica ma piuttosto per la maturità di comprensione delle circostanze in cui ci si trova.
2. Regalare uno smartphone a un bambino diventa un incitamento a mentire: nella misura in cui gli si consente di iscriversi su un social network, che prevede invece mediamente un’età minima di 13 anni, insegnandogli in tal modo che le regole è possibile aggirarle. I genitori dovrebbero usare queste limitazioni come degli alleati non come dei nemici da combattere. Tale limite d’età non è casuale, ma tiene conto di numerosi studi scientifici che hanno evidenziato l’influenza negativa dei social in una fase come la preadolescenza.
3. Lo smartphone crea dipendenza: è un dibattito partito negli Stati Uniti di cui iniziamo a renderci conto anche noi. Il modello aziendale di business dei Social Media, e anche di YouTube, si basa sulla cattura e il mantenimento dell’attenzione dell’individuo. Siamo tutti esposti al sovra consumo, ci sono ingegneri della Silicon Valley che lavorano ogni giorno con l’unico obiettivo di rendere, attraverso diversi meccanismi, questi strumenti sempre più capaci di creare dipendenza.
4. Non esporre tuo figlio a inutili rischi per la salute: mai caricare ad esempio il telefono vicino al letto o usarlo per molto tempo attaccato all’orecchio. Se – come ormai varie ricerche sembrano aver dimostrato – può provocare danno a un cervello adulto questo è ancor più vero per il cervello in formazione di un preadolescente.
5. Non rubare l'infanzia a tuo figlio: attraverso gli smartphone i nostri figli entrano in contatto con un mondo per adulti, non per bambini, e anche senza arrivare alla pornografia ci sono contenuti, relazioni e dinamiche da adulti. Si cancella quello che dovrebbe essere un periodo facile come l’infanzia, che purtroppo si sta riducendo sempre di più: oggi infatti l’età critica ormai è quella delle medie degli 11-13 anni.




6. Evita di creare un motivo di contenzioso educativo permanente: è l’inizio di una lotta quotidiana intrapresa per rispettare a tutti i costi delle regole spesso puntualmente disattese su modalità e tempi adeguati di utilizzo dello smartphone. Tali regole sono necessarie, ma devono essere poche, semplici e chiare, possibilmente anche discusse e condivise con i figli e certamente non può mancare il buon esempio degli stessi genitori.
7. Come pensi di proteggere la navigazione su Internet? È bene usare programmi e applicazioni per filtrare i contenuti cui possono accedere i propri figli, nella consapevolezza che l’unico filtro a resistere nel tempo sarà il senso critico e la capacità di valutare che si è riusciti a insegnare al proprio figlio poiché i filtri di parental control da soli non risolvono tutto.
8. Lo smartphone non ti servirà a rimanere in contatto con tuo figlio: oltre al fatto che raramente quando serve i ragazzi rispondono, per restare semplicemente in contatto basterebbe un telefono che abbia l’unica funzione di chiamare.
9. «Ce l'hanno tutti». E allora? Bisogna sforzarsi di spiegare ai figli le motivazioni di una scelta controcorrente, imparando a fare squadra anche con i genitori che condividono questa scelta.
10. Lo smartphone non è il demonio: non si tratta di demonizzare uno strumento dalle straordinarie potenzialità, ma semplicemente di usarlo al meglio, e per farlo è necessaria una formazione, un percorso per arrivare a farne un uso maturo poiché le tecnologie non sono neutre, rendono facili alcune cose ma difficili altre, anche per noi adulti.

Benedetta de Mattei






Riproduzione riservata ©