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Spiaggia “fascista” di Chioggia: non è apologia

5 ott 2017
Il cartello d'ingresso della spiaggia
Il cartello d'ingresso della spiaggia
Il lido di 'Playa Punta Canna', balzata agli onori della cronaca come “la spiaggia fascista di Chioggia”, non ha mai rappresentato un pericolo per lo Stato. A dirlo la Procura di Venezia, così i pm hanno chiesto l'archiviazione dell'inchiesta che vedeva il gestore del Lido, il 64enne Gianni Scarpa, indagato per apologia del fascismo. I magistrati avrebbero ritenuto le immagini del Duce e i richiami al manganello un'articolazione del pensiero del gestore della spiaggia, non una reale apologia, ovvero una violazione dell'articolo 4 della legge 645 del 1952, la cosiddetta legge Scelba.

Le foto e gli slogan di Mussolini, il linguaggio violento sui cartelli affissi ovunque, "sparo a vista ad altezza d'uomo", "se non ti piace me ne frego", erano sopra le righe, ma non costituiscono di per sé un'azione di proselitismo fascista che metta a rischio le istituzioni. La domanda di archiviazione è stata avanzata dal procuratore Bruno Cherchi e dalla pm Francesca Crupi, sulla base delle indagini svolte dalla Digos di Venezia. Spetterà ora al Gip decidere se chiudere il fascicolo.

La vicenda era divenuta un caso politico, anche perché scoppiata mentre in Parlamento approdava il nuovo ddl sull'apologia del fascismo. Matteo Salvini era stato il primo a portare solidarietà a Gianni Scarpa, presentandosi al Lido di Chioggia per difendere "non una posizione politica", aveva spiegato, ma la possibilità di "fare liberamente impresa, e di non sottoporre a processo le idee del passato". Di tutt'altra opinione l'Anpi che, ricordando come la spiaggia sia suolo pubblico, aveva invocato la sospensione della concessione demaniale al gestore.

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