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"La stampa e i giovani": il tema dello stage formativo all'Ufficio Stampa del Congresso di Stato

11 ago 2007
Cinque studenti 80 ore di lavoro analizzando oltre 400 articoli su 9 testate, fra sammarinesi e italiane, ma anche conducendo sondaggi e intervisti fra i loro coetanei.
La normalità non fa notizia, forse perché ormai la trasgressione è consuetudine. Ma i giovani sani e portatori di valori positivi non trovano spazio nelle pagine dei quotidiani. Un’immagine dunque spesso falsata quella che i media restituiscono dell’universo giovanile. A queste conclusioni sono giunti i ragazzi dello stage all’Ufficio stampa del Congresso di Stato. In un’ampia relazione tirano le somme dell’analisi su 166 articoli di stampa locale e 243 di stampa italiana
Si parte dalla rappresentazione dei fenomeni devianti, in primis, il cosiddetto “Bullismo”. L’attenzione va agli episodi di violenza avvenuti durante il tempo libero, ma poco si sa di quanto accade nelle mura scolastiche: dalla banda delle biglie, al teppismo al parco Ausa, fino alle risse, in territorio. Trovano invece spazio sulle pagine sammarinesi i temi dell’abuso di alcol e stupefacenti, anche attraverso le testimonianze: bere – dicono i ragazzi – è un comportamento obbligato per sentirsi integrati e parte di un gruppo. Si parla genericamente di disagio: dalle azioni delle baby gang alle presunte sette sataniche, atti estremi fino al suicidio.
La trasgressione degli adolescenti fa notizia: dalle scritte su edifici scolastici, alla profanazione di simboli sacri, anche quando non è certo che autori di tali atti siano effettivamente ragazzi.
Poco trattati, infine, i temi del lavoro e dell’istruzione per i giovani, se non come rassegna delle misure prese per incentivare o regolamentare, da parte di governi o istituzioni.
“Uno specchio poco fedele” – questo pensano i ragazzi della stampa, che parla di loro. Troppi pregiudizi e imprecisioni, relative, poi, ai soli episodi negativi che segnano l’universo giovanile. Molte, infine, le responsabilità che vengono attribuite alle istituzioni, viste come incapaci di far fronte al disagio.

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