Telecomunicazioni, ZTE chiede il rispetto degli accordi e si affida ad un legale

Chiede il pagamento di due fatture per oltre un milione di euro. Lonfernini, " non vogliamo compromettere il rapporto con ZTE ma far emergere le incongruenze di chi ha gestito la partita amministrativa"

Tre le lettere inviate a partire da febbraio da ZTE Italia in cui chiede il rispetto del contratto stipulato, vale a dire: prosecuzione degli adempimenti e versamento di quanto dovuto più gli interessi. I pagamenti sono stati infatti congelati in attesa che il Congresso di Stato decida se proseguire nel progetto per la costituzione di una rete di telefonia mobile di proprietà pubblica con il supporto del colosso cinese. Tema che è stato recentemente al centro di una Commissione Finanze segreta dove è stata condivisa la relazione del gruppo di lavoro incaricato – in ottemperanza ad un ordine del giorno del Consiglio – di fare luce sulle attività economiche ed amministrative in capo alla Società Public NetCo.

Nel frattempo, però, ZTE non è rimasta in disparte e ha inviato a Public NetCo una lettera con la formale costituzione in mora. Chiede il pagamento di due fatture – già emesse - per l'ammontare di oltre un milione e 400.000 euro. A fine giugno, quindi, una seconda missiva in cui torna a chiedere la prosecuzione delle reciproche prestazioni contrattuali e in cui annuncia di aver ingaggiato i propri fiduciari legali. Infine, la terza lettera, questa volta firmata dal proprio legale e inviata anche ad AASS e alle Segreterie di Stato agli Esteri e al Lavoro, in cui parla di danni di natura patrimoniale, di immagine e reputazionali.

Il Congresso sta valutando il tutto, “di certo - commenta il Segretario al Lavoro - non stiamo cercando di compromettere il rapporto con un colosso come ZTE, tanto è vero che vogliamo incontrarlo e lo faremo presto”. Teodoro Lonfernini spiega che il lavoro di questi mesi, anche attraverso la Commissione, è stato fatto per “fare emergere tutte quelle incongruenze e gestioni inesatte a livello amministrativo che riteniamo – dice - debbano essere contestate”. Non tanto quindi ZTE, ma “chi si è posto fra il gruppo e lo Stato e chi dello Stato ha gestito o politicamente o con altre responsabilità una partita amministrativa ritenuta anche da parte della Commissione ai margini di quelli che sono gli interessi effettivi del paese”. “Ci interessano gli interessi veri a livello infrastrutturale – continua - e non di certo aprire un contenzioso direttamente con chi forse non ne è stato l'artefice. Se ZTE dall'incontro che svolgeremo avrà il piacere di reinterpretare volontà politiche sulla base di una progettualità rinnovata, una volta risolte le incongruenze amministrative saremo ben lieti di metterci intorno ad un tavolo e costruire il futuro delle nostro tecnologie con chiunque ne abbia le intenzioni, quindi anche con un rapporto diretto con il gruppo. Spero che dall'altra parte – conclude - non troveremo un muro fermo su questioni che, come abbiamo appurato, non erano negli interessi veri dello Stato”.

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