Ucraina: proteste di minatori a Kiev; situazione ancora critica nel Donbas

2000 minatori si sono recati nel Centro di Kiev per protestare; chiedono le dimissioni del Ministro dell'Energia e il rilancio dell'industria del carbone. Hanno picchettato le sedi amministrative, governative, il Parlamento e il Dipartimento dell'Energia. Il più importante produttore ucraino di carbone, “DTEK Pavlogradupol” - che è parte della holding DTEK di Rinat Akhmetov -, ha avvisato i minatori che verranno interrotti i pagamenti dei salari dal maggio 2015. I Servizi di Sicurezza ucraini hanno elementi che proverebbero che la protesta dei minatori è stata pagata in precedenza. Uno degli obiettivi sarebbe preservare il monopolio di DTEK nel mercato dell'energia

Il Presidente Poroshenko ha commentato le proteste: “Il problema di queste proteste deve essere chiaramente inscritto nel programma di “deoligarchizzazione” del Paese. Gli oligarchi che intendono mettere sotto pressione il Governo tramite queste false proteste saranno puniti”

Nonostante la tregua non sia ancora stata messa in pratica nel Donbas, donatori internazionali dell'Ucraina hanno confermato di voler destinare 2 miliardi di dollari per ricostruire le infrastrutture della Regione. L'obiettivo è riattivare luce e acqua e ripristinare strade, ponti, scuole ed ospedali danneggiati. Ma solo dopo elezioni corrette e la fine della guerra. Le aree occupate necessitano di sicurezza e che siano garantiti posti di lavoro e bisogni primari. Ciò è già avvenuto a Slavyansk. Un anno fa la città fu uno dei punti caldi del confronto tra Esercito ucraino e militanti; ci furono morti e gravi danni. Ora migliaia di residenti sono ritornati; progetti di volontariato e programmi governativi garantiscono la pace

Dall'Ucraina Viktoria Polishchuk

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