Ucraina: la vita dei giovani nel post-Maidan

C'è una forte crisi economica, è vero – a Kiev pare siano finiti i farmaci antitumorali -; c'è anche un grosso punto interrogativo sul futuro del Paese. Ma qui non si rinuncia al divertimento. La festa dell'acqua - istituita dal Comune di Lviv proprio quest'anno - è un delirio collettivo di gavettoni, con la temperatura di poco sopra i 10 gradi. Entusiasti, i ragazzi. Ma ai giovani di Leopoli piace anche trovarsi nei parchi, la sera. Cantano cori che risalgono agli anni '40: i tempi dell'esercito insurrezionale ucraino, guidato da Stepan Bandera. Per Mosca, e non solo, un criminale di guerra; qui gli è stato costruito un monumento. A testimonianza del forte nazionalismo, di questa gente, e del timore e odio verso i russi. “Sfortunatamente sono i nostri vicini – dice Marta, che aveva partecipato a Maidan -. Nella storia sono sempre stati occupanti dobbiamo lottare per preservare i nostri confini”. Ma c'è anche chi, di confini, non vuol sentir parlare. “Sono come cicatrici”, dice Andryi: lo sguardo è timido, ma è stato uno dei 10 medici volontari, a Maidan, durante i due giorni più sanguinosi della rivolta. “Quando ho visto che ammazzavano persone sono partito. Si rischiava di essere uccisi e a casa mi aspettava la mia bambina, ma non potevo non far nulla”.

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