Uganda: dal dramma alla gioia di tornare a vivere, la speranza delle "donne di Rose"

C'è un quartiere, in Uganda, dove le persone pensano ancora al prossimo, nonostante le ingiustizie subite. A Kireka, periferia di Kampala, un gruppo di donne (ribattezzato le “donne di Rose”) è l'artefice del successo di una scuola che impara ai giovani la dignità. Una storia vera raccontata da Matteo Severgnini agli studenti delle superiori sammarinesi.

Stavano finendo gli anni '80, quando le protagoniste di questa vicenda scapparono dal nord del Paese colpito dalle guerra. Nella mente e nel corpo, i segni delle violenze e l'Aids. A Kampala conobbero Rose Busingye, infermiera che insegnò loro a prendersi cura del corpo, dei figli e dell'anima. Da quel momento, e grazie anche all'aiuto dell'associazione italiana Avsi, arrivò il riscatto: le donne iniziarono a ricavare collanine dalla carta riciclata e grazie alla vendita riuscirono a ottenere soldi da investire nella costruzione della scuola, primaria e secondaria, che porta il nome di Luigi Giussani. Qui si insegna in modo diverso, rispetto al resto del Paese.

Sono 52 i professori, per 572 iscritti. Una delle alunne è sammarinese d'adozione, sostenuta a distanza grazie alla generosità degli studenti del Titano. Oggi, tra i diversi obiettivi da portare avanti, ci sono la ristrutturazione dell'edificio, l'acquisto di libri e la formazione per docenti e studenti. Tra tutte, l'educazione alla prevenzione dell'Hiv.

Mauro Torresi

Nel servizio, l'intervista a Matteo Severgnini, direttore della scuola Luigi Giussani

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