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L'ultimo saluto a Michele

3 feb 2007
La cerimonia nella chiesa di Murata
La cerimonia nella chiesa di Murata
Il significato della morte di Michele Zafferani sta forse raccolto in un messaggio all’ingresso della parrocchia di Murata: la famiglia chiede di destinare le offerte a favore dell’ Ente Soccorso Alpino, con la speranza di evitare future tragedie familiari.
Poche righe per raccontare la tragica fatalità, che lo ha ucciso in vacanza, insieme a un ragazzo belga, e il vuoto, il dolore che lascia.
C’è un mare di persone a dare l’ultimo saluto a Michele. Il silenzio accompagna il suo arrivo, mentre gli amici lo salutano, con gli striscioni appoggiati sul prato.
Il vescovo Luigi Negri non può essere presente e invia un messaggio: “Lasciate che io chieda al Signore – scrive – che questa vicenda tragica ci sia d’aiuto per incrementare la fede la carità e la speranza”. Poi ha inizio il rito funebre in un mare di fiori che si spezza, nelle lacrime, durante l’omelia.
Cosa si può dire a una comunità che perde un figlio di 20 anni? Don Aldo inventa un dialogo surreale, proprio con Michele: “Quali sono stati i tuoi ultimi pensieri?” domanda “Eri felice mentre sciavi? I tuoi sogni sono svaniti con te e ci hai lasciato il compiti di inseguirli?”. Ed è forse proprio Michele a rispondere attraverso il suo parroco: “La mia vita l’ho giocata – e rivolto ai genitori – sono orgoglioso di voi. Non vi lascerò mai soli”.
Sono poi due testimonianze affidate a due amici, testimonianze di vita e di sport, a strappare altrettanti applausi durante la celebrazione alla quale partecipano in tanti.
All’uscita della bara, gli amici lo aspettano, lanciano al cielo dei palloncini bianchi, i compagni di squadra invece lo salutano a modo loro, un saluto che finisce negli applausi e nel corteo funere che si avvia – mesto – verso il cimitero di Montalbo.

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