Unhcr in Libia: "Col giro di vite in Italia rischiamo di aumentare il sovraffollamento"

Alla Stampa Estera di Roma i rappresentanti Unhcr parlano delle condizioni dei rifugiati in Libia, mentre il ministro dell'Interno Salvini annuncia un ulteriore giro di vite, per limitare la protezione a donne incinte, minori e malati.

“C'è stato un aumento drammatico ed eccezionale dei morti nel Mediterraneo: da una vittima ogni 38 persone nel 2017 siamo passati a una ogni 7”. Lo ha denunciato Carlotta Sami, portavoce Unhcr nel Sud Europa, affiancata dal responsabile Felipe Camargo e da Roberto Mignone, rappresentante dell'Alto commissariato Onu per i rifugiati in Libia, proprio dove il governo italiano sta cercando di bloccare i flussi migratori provenienti dall'Africa subsahariana. Un fenomeno che riguarda 600mila persone.
In Libia, ha detto Mignone, ci sono oltre 53mila rifugiati o richiedenti asilo registrati da Unhcr, che non vuole lasciarli in Libia, dove le condizioni sono difficili, ma portarli in Niger e poi nei Paesi dell'Unione Europea che hanno dato via libera all'accoglienza: per il 2018 hanno promesso di prenderne 4000. La Spagna, ha fatto notare Camargo, ne ha accolti 18mila contro i 16mila dell'Italia.
I centri di detenzione ufficiali, che non sono quelli visitati dal ministro dell'Interno Salvini definiti “all'avanguardia” perché ancora non operativi, gestiti anche dal ministero italiano per combattere l'immigrazione illegale, attualmente sono 34, 17 attivi.
Ora il ministro Salvini ha annunciato una stretta ulteriore, per limitare la protezione a donne incinte, minori e malati.

Francesca Biliotti

Nel servizio l'intervista a Roberto Mignone rappresentante UNHCR in Libia

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