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Adolescenza tra (poche) speranze e (tanti) timori

Preoccupati e disillusi riguardo al futuro e consapevoli che il Covid ha in parte compromesso irreversibilmente la loro formazione scolastica

30 giu 2022
Adolescenza tra (poche) speranze e (tanti) timori

È questo lo spaccato che emerge dall’edizione 2022 dell’indagine nazionale sugli stili di vita degli adolescenti che vivono in Italia, realizzata annualmente dalla associazione no- profit Laboratorio Adolescenza e dall’Istituto di ricerca IARD su un campione nazionale rappresentativo di 5.600 studenti della fascia di età 13-19 anni.

Dopo l’anno del Covid – afferma Maurizio Tucci, presidente di Laboratorio Adolescenza – avevamo dato all’indagine di quest’anno il titolo “Adolescenza tra speranze e timori”, ma purtroppo, dati alla mano, i timori sembrano essere molto maggiori delle speranze. Passare dalla Dad alla guerra, senza soluzione di continuità, ha reso gli adolescenti, già duramente colpiti a livello psicologico dalla pandemia, ancora più fragili e timorosi. Un dato su tutti che descrive impietosamente la situazione: in un’età che dovrebbe essere tutta protesa verso il futuro, in cui a farla da padrone dovrebbero essere i sogni e le utopie, in cui si dovrebbe essere ottimisti quasi “per statuto”, il 52,7% degli adolescenti guarda al proprio futuro definendosi “incerto” o “preoccupato”. Gli “ottimisti” sono il 14%, percentuale che scende al 12,7% tra gli studenti delle scuole superiori e all’11,8% tra le ragazze. La considerazione più amara, sulla quale siamo chiamati tutti ad una profonda riflessione, è che il panorama che questi adolescenti vedono quando si affacciano alla finestra del loro futuro lo abbiamo costruito noi, pezzo per pezzo”.

La difficoltà a riprendere la socialità in balìa dei modelli “social”

Il 58% degli adolescenti (69,4% delle femmine) sostiene che nei due anni di pandemia ha mangiato in modo inappropriato (troppo, troppo poco, in modo sregolato…) e il 37% lamenta di essere aumentato di peso. Ma al di là di questo aspetto in qualche modo oggettivo, il 27% (35,4% delle femmine) “si vede” più grasso della media dei suoi amici. E, soprattutto, il 50,5% (60,7%) delle ragazze non è soddisfatto del proprio aspetto fisico in generale. Se è vero da sempre che in adolescenza non è facile convivere serenamente con un corpo in forte trasformazione, su questo aspetto si nota – confrontando i dati delle indagini Laboratorio Adolescenza-IARD degli anni passati (realizzati su campioni confrontabili) – un effetto derivante dal periodo Covid in cui le relazioni sociali si sono drasticamente ridotte, e l’attuale ritorno alla normalità. Nel 2020 (dati raccolti prima dello scoppio della pandemia) l’insoddisfazione riguardo al proprio aspetto fisico riguardava il 31% dei maschi (oggi è il 39%) e il 55,4% delle femmine (oggi è il 60,7%). Percentuali di “insoddisfatti” che nell’anno dei lockdown e della “socialità limitata” si erano ridotte (27% maschi e 50,1% femmine). Non è difficile evincere, da questi dati, quanto gran parte del problema derivi proprio dal confronto tra sé e gli altri. Cosa che, per altro, sono gli stessi adolescenti ad ammettere quando dicono (il 34% dei maschi e 53,7% delle ragazze) che nella valutazione del proprio aspetto fisico è importante il giudizio di amici e compagni. Ma, soprattutto, ad influenzare il rapporto con il proprio fisico, e quindi anche con il cibo, risulta importantissimo il ruolo di influencer, fashion blogger, moda, pubblicità. Vale per il 59,1% dei maschi e, addirittura, per il 77,6% delle ragazze. E il condizionamento aumenta con l’età passando dal 63,5% tra gli studenti delle scuole medie inferiori al 70,1% delle superiori. Un’evidenza che preoccupa ma non può sorprendere se consideriamo che il 76,1% afferma di aver trascorso su social molto più tempo rispetto agli anni passati. La “lista dei desideri” per piacersi di più (vedi tabella) è quasi infinita – ed anche qui troviamo insoddisfazioni estetiche significativamente aumentate rispetto al passato – ma in cima ai desideri delle ragazze c’è sempre l’essere più magra (67%) e a quelli dei ragazzi essere più alto (57,2%). Passando dalle scuole medie alle superiori i “vorrei”, salvo alcune spiegabili eccezioni, tendenzialmente aumentano.

Adolescenza sedentaria

L’insoddisfacente percezione del proprio aspetto fisico è certamente aggravata dalla sedentarietà diffusa, essendo ulteriormente peggiorato il feeling, già non esaltante, fra adolescenti italiani e attività sportiva. Confrontando i dati 2022 con quelli del 2020 (prima della pandemia), la percentuale di chi ha smesso di fare attività sportiva (che in passato aveva praticato) è passata dal 20,1% (2020) al 32,4% (2022), ma anche tra chi ancora pratica sport al di fuori della scuola la percentuale di chi pratica almeno due ore settimanali è scesa dal 62,4% (2020) al 49,5% (2022). E il dato che riguarda le ragazze, specie relativo al non praticare sport in modo assoluto, è ancora più allarmante. Risulta evidente che, dallo stop imposto dalla pandemia nel 2021, molti non hanno più ripreso a fare sport.

Scuola e Università

Per circa la metà degli adolescenti (48%) l’anno scolastico appena concluso è stato – dal punto di vista degli effetti della pandemia – più o meno come se lo aspettavano a settembre quando erano ritornati sui banchi. L’altra metà abbondante, invece, si è divisa tra chi ha riscontrato più criticità del previsto (27,5%) e chi meno (23,3%). La percentuale di chi ha riscontrato maggiori criticità aumenta all’aumentare dell’età e quindi della classe frequentata. Al di là del riscontro rispetto alle previsioni, dall’indagine sono emerse interessanti valutazioni degli studenti circa gli effetti negativi prodotti dagli anni-Covid sulla preparazione complessiva e sul rendimento scolastico. Riguardo alla preparazione, solo il 30% afferma che gli effetti prodotti sono stati pochi o addirittura nessuno, mentre per il 70% la formazione è stata penalizzata abbastanza o molto. La percentuale sale ancore e supera il 75% se ci riferisce solo agli studenti delle scuole superiori, senza differenze significative rispetto al tipo di scuola frequentata (licei, scuole tecniche o professionali). Mentre è netta la differenza tra le risposte dei maschi e quelle delle femmine: il 73,2% delle ragazze pensa che la preparazione complessiva ne abbia risentito contro il 64,4% dei maschi. Ma il dato che preoccupa di più, perché è anche indicatore di una prospettiva futura, riguarda l’idea che gli adolescenti hanno circa il proseguire gli studi dopo il conseguimento del diploma. Pensa di iscriversi all’Università il 63% degli studenti intervistati, ma pensa di non farlo il 33% (addirittura il 40% dei maschi). Certamente c’è un forte divario tra gli studenti dei licei e quelli degli istituti tecnici e professionali, ma comunque allarma la differenza di risposta rispetto al 2018, quando a progettare il percorso universitario era stato il 76,8% e ad escluderlo appena il 22,9%.

Il viaggio

Viaggiare interessa “molto” al 77,4% delle ragazze e al 57,7% dei ragazzi. Solo il 6% è poco o per nulla interessato a farlo. E tra i viaggiatori appena un quarto (25,8%) ha come obiettivo del viaggio il divertimento. La larga maggioranza desidera conoscere posti nuovi (46%), ma anche entrare in contatto con nuove persone e conoscere culture diverse (27,3%). Ma è importante osservare che per il 57,8% (65,5% delle femmine) rispetto agli anni passati il desiderio di viaggiare è molto aumentato e meno del 10% si fa ancora condizionare dal Covid (e forse dalla guerra in corso) e afferma di avere più timore rispetto al passato. Questa propensione al viaggio, superiore a quanto emerso negli anni precedenti, appare quasi una sorta di evasione, anche psicologica, da un contesto claustrofobico nel quale gli adolescenti hanno vissuto in questi anni.

Rapporti sociali e familiari

Il rapporto degli adolescenti con i genitori e con gli amici è e resta sostanzialmente buono. Una larga maggioranza considera la vita in famiglia piacevole o tranquilla, e i rapporti con gli amici ottimi o soddisfacenti. Ma, proprio per non trovarsi sempre impreparati quando le cose smettono di funzionare, è importante porre attenzione a qualche campanello di allarme. Seppure minoritaria, ma certamente non trascurabile, la percentuale di adolescenti che trova conflittuale o critica la vita in famiglia (26% delle ragazze, 16% dei ragazzi), o che trova insoddisfacenti o difficili i rapporti con gli amici (18,2% delle ragazze, 11,3% dei ragazzi) è, negli anni, in lento e costante aumento. Soprattutto, anche nell’ambito dei giudizi positivi si rileva un significativo travaso percentuale da chi definisce la vita familiare “piacevole” a chi la definisce “tranquilla”. Analogamente per quanto riguarda i rapporti con gli amici, si registra un aumento percentuale di chi definisce i rapporti “soddisfacenti” a scapito di chi li definisce “ottimi”.

Covid & Guerra

Se gli adolescenti ancora faticano a ritrovare la serenità perduta a causa del Covid e solo poco più di un terzo del campione intervistato (35%) ritiene che si sta uscendo definitivamente dall’emergenza – mentre il 63,6% (70,8% delle femmine) teme future recrudescenze –, lo scoppio della guerra in Ucraina ha ulteriormente minato il loro senso di fiducia verso il futuro. La preoccupazione degli adolescenti risulta elevatissima (percentuali che oscillano tra l’80 e il 90%) per la maggior parte delle possibili conseguenze dirette e indirette che possono derivare dal conflitto. Gli aspetti umanitari (sofferenza del popolo ucraino e coinvolgimento dei civili nella guerra) sono – insieme al timore di ripercussioni economiche che potremmo avere dalla guerra – gli ambiti verso i quali la preoccupazione è maggiore. Ma oltre il 75% è anche preoccupato per il possibile scoppio di una terza guerra mondiale o per un eventuale coinvolgimento diretto dell’Italia nel conflitto. Interessante osservare – ma si lega al coinvolgimento emotivo verso la sofferenza del popolo ucraino – che la maggioranza assoluta non considera preoccupante anche un eventuale numerosissimo arrivo di profughi dalle zone di guerra. Il livello di preoccupazione risente inoltre dell’età (aumenta all’aumentare dell’età) e, soprattutto, del genere. Le ragazze sono mediamente più preoccupate dei maschi (unica eccezione il prevedibile flusso di profughi in Italia), e anche tra chi si dice “preoccupata/o” il grado di preoccupazione è maggiore nelle ragazze.

c.s. Mediatyche srl





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