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Ancora nessuna cura per la malattia dei docenti precari

5 nov 2015
Ancora nessuna cura per la malattia dei docenti precari
Ancora nessuna cura per la malattia dei docenti precari
La scuola Sammarinese torna nuovamente sulle pagine dei giornali perché il virus del precariato si è diffuso ormai ovunque, dalle Scuole d’Infanzia fin dietro le cattedre della Scuola Superiore e affligge attualmente tanti docenti. Quel che preoccupa di più, è che sembra non esserci cura.
Nel 2012, il problema del precariato aveva raggiunto proporzioni intollerabili e il governo non ha potuto ignorare oltre la questione. In tale occasione è stato pertanto somministrato ai docenti ammalati da almeno 7 anni, un rimedio efficace chiamato stabilizzazione. La ricerca di una soluzione definitiva al malanno è però stata rimandata di mese in mese, di anno in anno e ad oggi, 2015, ancora non c’è a San Marino una vera e propria cura. Il precariato sembra essere diventato la nostra malattia professionale.
Se nasciamo precari, rimaniamo precari: non c’è via di scampo. I sintomi che ci affliggono sono fastidiosi e persistenti e se si tralascia quello più lieve che riguarda il nostro trattamento economico, quelli più gravi sono seri e invalidanti poiché non godiamo di alcun diritto e non sappiamo che sorprese ci riserverà il futuro. Se i rischi legati al ruolo di docenti fossero chiari a tutti sin da subito, uno potrebbe decidere di gestire diversamente la propria vita o potrebbe mettersi il cuore in pace in attesa di un’altra dose di stabilizzazione ma così, non si sa mai in che genere di problemi si potrà incorrere. Nessuno ha stabilito le regole del gioco.
Noi vogliamo insegnare, dare continuità ai ragazzi, insegnare con serenità e trasmettere con passione messaggi costruttivi e positivi ma la situazione che ci circonda è diventata insostenibile. Abbiamo bisogno di una burocrazia snella, gestita in maniera lineare e corretta, abbiamo bisogno di lavorare tranquillamente, di avere obiettivi e traguardi certi, abbiamo bisogno di un’organizzazione sapientemente articolata intorno al nostro ruolo nelle scuole.
Ci si può ammalare di precariato perché tutti i lavori necessitano di una “gavetta”, ma ad un certo punto, ci deve essere un antidoto, una cura certa ed efficace.
Sono ormai mesi che si parla di una nuova campagna contro il precariato, si rincorrono voci su voci ma non si arriva mai a un dunque e noi lavoriamo in uno stato d’ansia perenne. I nostri colleghi Italiani erano afflitti dallo stesso virus e siccome nessun medico era in grado di gestire la situazione, la Corte Europea è intervenuta stabilendo che nella scuola il precario può essere tale solo per 36 mesi. Dopo tale termine interviene tassativamente la stabilizzazione a curare il docente. Perché per noi docenti Sammarinesi non si può adottare lo stesso criterio? Perché noi possiamo restare malati a oltranza, per 5, 6, 7, 8 anni? Perché nessuno stabilisce il limite oltre al quale non si può più essere precari? Perché il nostro governo non definisce quando possiamo ritenerci guariti? Perché lo Stato non si impegna a riconoscere i nostri diritti e il nostro ruolo all’interno del suo apparato amministrativo?
Come se non bastasse l’ansia da precariato, ultimamente, aleggia su di noi anche il fantasma del Fabbisogno. Non si capisce se si tratta di una nuova malattia o no, non ha confini certi, nessuno gli ha ancora dato una forma, è evanescente e sfugge ad ogni tentativo di interpretazione ma una cosa è certa: fa paura. È tipicamente Sammarinese dare un nome alle cose senza dare anche una definizione certa, criteri definiti e regole SEMPRE vere e SEMPRE valide. Si lascia tutto sempre un po’ così, aperto a varie interpretazioni, si preferisce costruire maglie larghe e removibili. Per il Fabbisogno servono numeri, numeri precisi. Quanti docenti precari lavorano a San Marino? Di quanti docenti precari ha bisogno lo Stato per rendere efficienti le scuole? Quanti precari aiutano i ragazzi in difficoltà? Quanti precari rendono un servizio allo Stato? Lo Stato, a quanti insegnanti precari deve garantire un futuro certo? Basterebbe fare dei conti, mettersi a tavolino e controllare le graduatorie, vedere quanti precari sono
impiegati ogni giorno dietro le cattedre e fare la somma. Quello è il Fabbisogno di San Marino. Le scuole di San Marino per aprire ogni giorno e per offrire agli studenti un servizio, ha bisogno di questi docenti.
Questo è il Fabbisogno di San Marino. Perché il Fabbisogno deve corrispondere al 30 o al 40% dei docenti precari impiegati nelle varie scuole? Non siamo tutti uguali? Non abbiamo tutti lo stesso ruolo? Non dimentichiamo inoltre che in questo Fabbisogno non sono conteggiati 25 insegnanti precari impiegati presso il Centro di Formazione Professionale. Se si segue la modalità di determinazione del
fabbisogno di cui si vocifera, siccome questa scuola risulta fare capo al Dipartimento Economia e non Istruzione (come tutte le altre scuole) i docenti occupati nella stessa, non esistono. 25 persone in meno al conteggio finale, fanno quindi pensare che non ci sono dati realistici e sufficientemente accurati a supportare il lavoro che si dovrebbe fare intorno ai nostri problemi.
Noi precari siamo dietro le cattedre e con i ragazzi, li seguiamo da quando sono piccoli, li ritroviamo alle scuole medie, li vediamo diventare grandi e prendere il diploma. Non siamo fantasmi. Siamo docenti che richiedono un trattamento giusto, che richiedono che l’esempio Italiano secondo cui si può essere precari per 3 anni al massimo sia portato e anche a San Marino, siamo docenti che esigono che si parli di Fabbisogno sulla base di dati precisi.

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